Roma, giovedì 23 giugno 2011 – “Colpisce chi è in grado di portare sul palco qualcosa di sé” dichiara con convinzione il maestro Paolo Perelli. Lo spettacolo “Il Soliloquio Magiko” che verrà proposto al pubblico domenica 26 giugno, deriva da un lungo lavoro di preparazione sulle tecniche d’interpretazione emotiva, il cui picco ha avuto luogo durante il Master di Recitazione tenuto dal maestro Perelli presso il Teatro del Beau di Acilia dal 30 di aprile al 5 di giugno 2011. Un Master per tirar fuori sé stessi, basato sulla tecnica del Teatro dell’Essenza. “Il lavoro è sul singolo attore” afferma Perelli, e prosegue: “Capire il respiro del personaggio, significa capire il personaggio. È più importante quel che riusciamo a far sentire al nostro pubblico, rispetto a quel che si mostra a livello visivo”. Si tratta di un lavoro sui propri limiti, calibrando ritmo, emozionalità ed espressività corporea. Attraverso questa tipologia di teatro si sperimenta, si viaggia attraverso le proprie intuizioni, in un intreccio di gestualità e parole che conduca verso la propria chiave espressiva. Occorre essere credibili e convincenti circa il fatto che quello che si reca in scena è un pezzo di verità.
Il Teatro dell’Essenza non indulge ad adagiarsi all’estetica del costume od a pose teatrali precostituite, ma pone l’attore di fronte alla propria oggettiva realtà. L’attore si pone a contatto con l’opera poiché la vive nel momento stesso in cui la porge al suo pubblico. L’impulso, la mimica, lo scatto verbale scaturiscono dalla propria dose interna di drammaticità a contatto con un episodio della propria esistenza. “Non esistono maschere che rendano neutrale l’attore rispetto ai propri conflitti interiori” egli deve saper trarre in scena la forza della propria emotività. La potenza espressiva è nell’autenticità. L’attore attraverso il proprio personaggio racconta un po’ di sé. Ma si tratta di un atto comunicativo del momento, calato nella specifica situazione che va ad interpretare, non di sé stesso nella totalità della propria esistenza. Il vero artefice della rappresentazione è il singolo attore che reinventa il testo in base al proprio personale sentire ed al proprio specifico livello di emozionalità. L’attore nel porre a nudo il proprio personaggio pone a nudo sé stesso e l’esibizione diventa rivelatrice del proprio stato interiore riguardo alla storia che si va a rappresentare. La bellezza della rappresentazione non è tanto nella visione, ma è nel partecipare all’emozione, nell’atavico conflitto tra illusione e realtà.
L’attore sconfigge la brevità del tempo, facendo rivivere in sé il passato con la forza delle pulsioni del presente. L’interpretazione è la brezza del sentimento, che si materializza nel volto, nel movimento, nella parola. L’emozione può derivare da un dettaglio e soprattutto dall’interno dell’attore più che dagli elementi esterni di scena. “Una delle cose più importanti è prender coscienza del proprio corpo. Occorre abituarsi a visualizzare col pensiero il proprio movimento, a percepirne la musicalità rivelatrice del pathos. Chi osserva deve capire qualcosa di noi. Nulla di costruito, il corpo deve entrare in armonia con sé stesso e con lo spazio circostante”. Il corpo preda del proprio sentire sovrasta per espressività qualsiasi tipologia di maschera.
“Il Soliloquio Magiko” interpretato da Alessandro Bozzi, Viola Creti, Rosanna Guaitoli, Domenico Marretta, Giulia Menici, Matteo Pasquinelli, Micaela Sangermano, Liliana Stanziani, Lavinia Ventura, Francesca Venturi, per la regia di Paolo Perelli.
Paolo Perelli rinomato attore e regista teatrale, laureato in Lettere Moderne con indirizzo Teatro e Spettacolo presso l’Università degli studi di Roma “La Sapienza”. La sua formazione in arti sceniche ha avuto luogo attraverso alcuni dei più grandi maestri del nostro tempo, quali Leo de Berardinis, Ugo Ciarfeo ed Orazio Costa. Protagonista in svariate rappresentazioni di autori di rilievo quali W. Shakespeare, M.De Cervantes, Molière, Pirandello, S. Beckett, E.De Filippo, P.Pasolini, con l’ottenimento di numerosi riconoscimenti. È stato direttore artistico di vari teatri nel Lazio, nonché direttore di varie associazioni e compagnie teatrali. Fondatore della Scuola d’arte scenica (S.A.S.) patrocinata varie volte dal Comune di Roma e teorico di una particolare tipologia di teatro definita Teatro delle Emozioni. Nel cinema ha lavorato in alcuni film per la regia di Marco Risi ed Andrea Barzini.