Roma 22 agosto 2013 – Il portale online Narcissus ha da poco pubblicato il suo libro e già si rivela come il nuovo caso letterario dell’anno. Incubo in treno, opera prima della scrittrice italiana Tazia Rondanini, si annuncia come la più temibile futura concorrente del Best-Seller americano, “Cinquanta sfumature di grigio“, della E.L. James.
Dopo anni di incertezze e ripensamenti Tazia Rondanini nel luglio di quest’anno pubblica il suo libro in formato e-book. Come è capitato per gran parte dei successi letterari degli ultimi anni, così sembra ripetersi lo stesso fortunato copione per la nostra stella italiana. Incubo in treno è un libro particolare, che rientra nel genere della letteratura erotica, ma avvalendosi di quella suspense tipica del genere thriller (o noir?). Storia e personaggi si amalgamano tra loro con una velocità ed un pathos tale da rendere difficile se non impossibile staccare gli occhi dal libro.
Singolare la prefazione dell’attrice autrice di teatro Pilar Castel. Grazie a lei è stato possibile fare un’intervista telefonica alla Rondanini. Fatto eccezionale dato che la scrittrice non vuole farsi né vedere né conoscere.
Perché l’anonimato?
L’anonimato perché non cerco notorietà. Scrivere non è la mia attività principale e tantomeno voglio essere identificata in un libro erotico.
Quando ha scritto questo libro?
Questo libro è frutto di un incubo che ho avuto tempo fa assopendomi su un treno. Uno sconosciuto aggrediva una donna nello stesso scompartimento e quando mi sono svegliata ho buttato su un pezzo di carta una bozza di quello che ricordavo, pensando che poteva esser un ottimo soggetto per un film.
Perché scrivere della violenza alle donne, una tema purtroppo oggi molto attuale, attraverso un libro erotico?
Perchè sta circolando l’idea che il sesso passionale è violento. Nel libro parlo di terribili violenze sulla protagonista, ma soprattutto ho voluto rappresentare la sessualità di una donna libera, quindi anche delle relazioni con il proprio sesso vissuti con grande reciprocità in contrasto con un rapporto violento e persecutorio.
Ha letto il libro “Cinquanta sfumature di grigio”?
Si, l’ho letto.
Cosa ne pensa?
Non mi trova d’accordo sulla figura femminile forse è per questo che mi sono decisa a pubblicare “Incubo in treno“, perché già dalla letteratura erotica classica dal Maquis De Sade passando per Histoire d’O di Pauline Réage ad altri, la donna è sempre descritta in maniera “masochistica”. In questo tipo di letteratura sembra che la donna non possa fare a meno del carnefice creando una pericolosa quanto errata simbiosi tra il sesso e la morte di se stesse. Ed io sono convinta dell’esatto contrario.
Come si spiega negli ultimi tempi il successo del genere erotico tra il grande pubblico?
Se si riferisce all’autrice di prima, alla James, il suo libro mi sembra un genere rosa un po’ più osé ed è un genere che dai tempi di Sepolta Viva della Caterina Invernizio o del feuilleton ha sempre avuto successo; solo che cent’anni fa certo non si poteva scrivere di erotismo così liberamente come oggi.
Nel suo libro la protagonista esita a lungo prima di rivolgersi alla polizia. Lei pensa che le donne non siano tutelate dalle leggi? E che ne pensa dei provvedimenti presi dal governo Letta in materia di “femminicidio”?
Penso che sia un’ottima cosa il fatto che finalmente sia considerato un crimine nei confronti della donna invece che una cosa da nascondere in famiglia. Il problema però è culturale e si deve prevenire prima che avvenga l’irreparabile. Se non si finanziano i centri anti-violenza i provvedimenti serviranno solo a popolare ancora di più le galere.
Qual’è il messaggio che vuole trasmettere con il suo libro?
E’un libro contro la violenza e anche contro i falsi moralismi. Come ho già detto voglio sottolineare che sesso e violenza non sono affatto sinonimi l’uno dell’altra.
Progetti per il futuro?
Se le vendite dovessero andare bene, investirò nei centri antiviolenza.
Rivelerà mai il suo volto?
Forse attraverso un’attrice, ancora non so bene, preferisco che la mia opera entri nel grande fiume delle letterature e che sia letto per quello che c’è scritto e non per chi ci sta dietro. Come diceva Paule Valerie, “la storia della letteratura non dovrebbe essere la storia degli autori, ma la storia del suo spirito“.