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Un corteo imponente paralizza la capitale iraniana. Centinaia di migliaia di manifestanti, sostenitori del leader riformista Mousavi, scendono in piazza per denunciare i presunti brogli alle elezioni presidenziali che hanno visto trionfare il presidente uscente Ahmadinejad e pretendere nuove elezioni

di Andrea Aidala
aaidala@lacittametropolitana.it

mussavi.jpgRoma, martedì 16 giugno 2009 – Una capitale sotto scacco, a Teheran la protesta non accenna a placarsi. Dopo due giorni d’intense contestazioni, alcune di esse represse con la forza dalle autorità iraniane, ieri centinaia di migliaia di persone, sostenitori del leader riformista Mousavi, sono scese in piazza a manifestare contro i presunti brogli elettorali che avrebbero portato il presidente Ahmadinejad alla riconferma.
Il tentativo di mediazione della guida spirituale e detentore del vero potere politico in Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, come la sua decisione di ordinare al Consiglio dei Guardiani della Rivoluzione di “esaminare con cura i ricorsi su eventuali brogli e irregolarità” nelle consultazioni, non sembrano essere serviti a placare la folla. La moltitudine, combattiva e decisa a sostenere il suo candidato fortemente appoggiato anche dall’ex presidente Khatami e da uno dei candidati alle presidenziali, Mehedi karrobi, pretende nuove elezioni, libere e senza trucchi.

Ma la protesta non si è espressa solo nelle piazze, ma anche in rete. Hacher vicini all’opposizione hanno oscurato il sito ufficiale di Mahmoud Ahmadienjad, oltre a quelli dei media filo governativi e i siti web degli organi politici della Repubblica Islamica. Da diverse ore, infatti, sono risultati inaccessibili i siti web dell’agenzia ufficiale d’informazione iraniana “Irna”, della tv di Stato “Irib” e dell’agenzia d’informazione semi-ufficiale “Fars”, ed inoltre i siti dei più importanti quotidiani conservatori, come “Sepah news”, il giornale delle guardie della rivoluzione e “Keyhan”. Difficoltà anche nel consultare la pagina internet dell’emittente “Press tv” e i siti degli organi politici iraniani, tra i quali quello del majlis, il parlamento iraniano.

Al muro contro muro della piazza non sembra però corrispondere uno scontro tra autorità politiche e religiose. Nessuno sembra voglia mettere in discussione il regime islamico che, nonostante tutto, pare riscuotere comunque il consenso del popolo. Un regime che, se ha aperto le porte alla contestazione, purché questa si esprima per vie “legali”, osteggia con decisione le manifestazioni di piazza e stringe le maglie dell’informazione. Anche ieri, come del resto sabato e domenica appena trascorsi, le strade di Teheran hanno visto la polizia aggredire i dissidenti e qualcuno di essi ha anche perso la vita. Nel solo Weekend 170 dimostranti, considerati le “menti della rivolta dell’opposizione dopo la rielezione di Ahmadinejad”, sono stati arrestati.

Il Governo ha messo il bavaglio a giornali e televisioni. Letteralmente messo a bando il giornale di Mousavi, Kalemeh sabz, la cui sede, domenica, secondo il quotidiano riformista Sarmayeh, sarebbe stata perquisita e posta sotto sequestro dalle forze dell’ordine. Sospesa la testata moderata, Velayat e censurata Asr Eghtrsad. Oscurato il sito You Tube dove già sabato erano apparsi video dei cruenti scontri tra polizia e manifestanti.
Ospite indesiderato la stampa estera. Una troupe della Tv pubblica spagnola, Tve, colpevole di aver ripreso le cariche degli agenti in tenuta antisommossa contro la folla, è stata costretta a lasciare il paese. E ancora, un tecnico audio, anch’esso spagnolo, è stato aggredito da alcuni poliziotti che gli avrebbero, inoltre, sequestrato un girato inerente le manifestazioni. Fermati e poi espulsi anche due giornalisti belgi e due olandesi.

Le vicende persiane sono diventate presto un caso internazionale. Dopo i dubbi espressi dal vice presidente degli Stati Uniti, Biden, sulla regolarità delle elezioni presidenziali, i ministri degli esteri europei hanno invitato le autorità islamiche a condurre un’indagine per accertare la correttezza dello spoglio. Il presidente Sarkozy e la cancelliera Merkel hanno convocato gli ambasciatori iraniani per riferire sulla situazione, mentre il ministro degli Esteri Franco Frattini ha fatto sapere che il nostro Paese “mantiene l’invito all’Iran” al G8 esteri di Trieste su Afghanistan e Pakistan. A esprimersi sul caso Iran anche il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon che, dichiarando l’impegno delle Nazioni Unite nel seguire attentamente l’evolversi dei fatti di Teheran, ha affermato che “la genuina volontà del popolo iraniano deve essere pienamente rispettata”.

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