Roma, mercoledì 25 aprile 2012 – Brani coinvolgenti nell’interpretazione live della cantante e attrice Laura di Giorgio nei panni del Corifeo, impreziosiscono l’opera dandole un’aura nostalgica e palpitante da ‘musical’ americano anni Quaranta. Il regista Paolo Perelli nella pièce teatrale ‘Antigone Jazz Club’ traspone l’opera di Sofocle nel XX secolo, ponendo a Creonte, da lui stesso interpretato, i panni di un generale dittatore proprietario di un bizzarro Jazz club. Con sguardo fiero e tono di voce perentorio dice nel plauso del popolo di Tebe: “Nessuno seppellisca o renda onore a Polinice…mai ai traditori gli onori degli eroi”. Antigone e la sorella Ismene si lanciano uno sguardo disperato un misto tra sgomento, rabbia e dolore. Creonte impersonato da Paolo Perelli è una figura enigmatica ed eccentrica. Un uomo in stravagante divisa militare in cui convivono forze contrastanti. Spietatezza e fragilità, superbia e senso d’inadeguatezza affogato in pesanti silenzi, tra sguardi iniqui e parole strozzate dai sensi di colpa. Egli colpevole agli occhi degli Dei di presunzione e arroganza s’incatena al centro della scena realizzando la metafora del rimpianto. Antigone, alias Rosanna Guaitoli, con aria intensa e avvolta in lunga veste bianca: “Preferisco morire piuttosto che viver nel vile rimorso…Tu uomo non hai il diritto di negare le leggi di Dio”, poi in un’immagine a forte connotazione poetica, fa volteggiar le braccia a ritmo lento quasi a cullar l’ucciso.
Ella rappresenta la virtù raggiunta attraverso un’azione sacrificale ma anche l’atavico conflitto tra uomo e donna. È portatrice di un sentimento di spiritualità femminile solido e fragile nel contempo, che alla fine si rivelerà trionfante. Affronta le minacce di Creonte e si pone dalla parte dei più deboli da paladina dell’equità. In questa storia gli atti d’eroismo non hanno distinzione di genere, infatti la protagonista è ispirata da uno spirito religioso che oltrepassa usi e costumi degli uomini. L’attrice seppur stretta da catene al centro della scena si abbandona a una sorta di movimento danzante inneggiando leggiadra all’amore. Protende le braccia dall’alto al basso quasi a prender su di se il corpo esanime del fratello e deporlo a terra. Poi rivolta al popolo, come a parlar di se, richiama alla mente la leggenda di Niobe: “Pietrificata nel suo pianto di ricordi…bagna il volto di lacrime”. Ismene, alias Micaela Sangermano in stretto corpetto nero, rappresenta bene nel suo sguardo mutevole il volere cangiante del popolo posto di fronte a gravi decisioni, Tiresia, alias Alessandro Cucculelli, l’indovino cieco con veste e bastone scuro pone in scena l’autorità religiosa che fronteggia il potere degli uomini con determinazione, Euridice, alias Viola Creti in sgargiante veste blu, ben impersona la forza della donna che, seppur nell’estremo sacrificio, rammenta all’uomo i suoi doveri.
La Direttrice del locale, alias Chiara Rovan in lungo abito scuro assieme ai coreuti ben rappresenta la fastidiosa sottomissione del popolo al potere, mentre Emone, alias Maurizio Giordano nei suoi assordanti silenzi ben rappresenta il dramma di un uomo strappato ai propri affetti e l’etica morale di un individuo che non teme di mostrare apertamente il proprio pensiero. L’argomento di base della pièce è quello del contrasto tra volontà umana e volere divino, dell’arroganza dell’uomo che non ammette le proprie limitazioni. La dinamica tra la vita e la morte è legata all’amore. Antigone dopo il suo sacrificio diviene immortale per l’amore dei posteri mentre Creonte è condannato a vivere desiderando la morte in quanto privato d’amore. Tutti i molteplici interpreti, dalle figure di spicco ai coreuti, son bravi nel calarsi nei panni dei rispettivi personaggi vissuti nel secolo V a.C., con volto antico carico d’espressione e di significato. Le sei donne in abito scuro che rappresentano i coreuti nel finale realizzano una danza carica di drammaticità sotto una luce bluastra al ritmo della canzone “Fallin’ “ di Alicia Keys, cantata dalla brava Laura di Giorgio, in attillata veste di seta nera. Un bellissimo pezzo noto per le difficoltà d’interpretazione dovute ai molteplici acuti in partitura musicale. Un’interessante mix di brani jazz cantati dal vivo, di drammatiche ambientazioni con la trama avvolta fra tragedia e amori dolci e disperati fa da sfondo al tortuoso cammino di solitudine di Antigone.
La regia crea un clima atavico e sognante in cui le emozioni, così intense da non poter esser rese solo a parole, trovano conforto nell’alchimia musicale e nel movimento danzante. Tutto nella pièce teatrale nasce nel preciso momento in cui è prodotto, e così anche attraverso il coinvolgimento del pubblico. Quest’ultimo invitato a interagire in modo diretto con gli attori all’interno della narrazione, assume di volta in volta la parte dell’avventore del locale. In questo contesto attraverso il Jazz si realizza così una magica corrispondenza tra tempo musicale e clima psicologico degli avventori. Charlie Parker diceva: “La musica è la tua stessa esperienza…se non la vivi, non verrà fuori”. L’insegnamento finale, che pare impartito da un ritmo musicale dolce e frenetico che tende a liberarsi da ogni imposizione e dal conflitto tra la pietà e la legge dell’uomo, è che se non si è pronti a combattere per la verità si vive nella menzogna, subendo ogni sorta d’ingiustizie nel mondo.
‘Antigone Jazz Club’ di Paolo Perelli, con Rosanna Guaitoli (Antigone), Paolo Perelli (Creonte), Chiara Rovan (La Direttrice), Laura di Giorgio (Corifeo), Micaela Sangermano (Ismene), Alessandro Cucculelli (Tiresia), Maurizio Giordano (Emone), Viola Creti (Euridice), Giorgia delle Chiaie, Serena Fragetti, Anna Maria Rossetti, Giulia Sangiorgi, Liliana Stanziani, Rita Urbani (Coreuti).