Roma, domenica 14 settembre 2014 – Una buona Juve batte in casa l’Udinese per 2-0. Nell’anticipo di sabato alla prima uscita ufficiale davanti al pubblico dello Juventus Stadium, i bianconeri confermano il momento positivo, tenendo il passo della Roma, che nel pomeriggio aveva battuto l’Empoli per 1-0. Le reti le firmano Tevez al 7’ del primo tempo e Marchisio al 75’ del secondo. Un gol per frazione di gioco. Ma le occasioni sono state tante in favore della squadra di Allegri, confermando che il gruppo c’è e porta in Campionato la stessa voglia di imporsi degli scorsi anni. Nella formazione tipo questa volta hanno giocato Evra e Pereyra, in sostituzione di Vidal e Asamoah. Invariata la linea difensiva con Caceres e Ogbonna vicini a Bonucci. In attacco questa volta scende in campo la coppia titolare con Llorente e Tevez. Allegri contro l’Udinese di Stramaccioni conferma il modulo di sempre, il 3-5-2, dimostrando una buona dose di umiltà e di pragmatismo. Squadra che vince non si tocca. Anche nel modulo di base. Pur con qualche piccola innovazione. La voglia di giocare meno larghi e alti sulle fasce, di tentare con scambi rapidi lo sfondamento per vie centrali e di arrivare sul fondo o dentro l’area con passaggi rapidi. Questa innovazione probabilmente serve per preparare il futuro cambio di modulo (4-3-3 o forse 4-3-1-2), un passaggio che potrebbe arrivare per gradi, provandolo in allenamento e in campionato quando magari gli avversari e la classifica consentiranno di prendersi qualche libertà in più. Per il momento, la Champions che incombe (il Malmoe arriva a Torino martedì) e il desiderio di conquistarsi subito la fiducia dei tifosi non permettono di provare strade alternative e sperimentali.
La gara di Torino inizia in perfetto stile Conte, subito arrembante. Forse anche troppo, con una Juventus tesa in attacco in cerca del gol che serve a sbloccare la partita. Al di là della pretattica verbale dei giorni precedenti, in cui si dichiarava a gran voce che contro i friulani ci sarebbe voluta molta pazienza per scardinare la difesa avversaria, la squadra ha fatto l’opposto. È partita forte in attacco, trovando il gol su un contropiede veloce, condotto da Pereyra, Lichtsteiner e chiuso da Tevez alla prima rete in Campionato. Dopo il vantaggio non si sono placati gli animi bianconeri, che hanno continuato a pressare alti e a spingere in attacco per trovare il gol della tranquillità. Chiudere la gara già nel primo tempo avrebbe permesso di tirare il fiato nel secondo in vista della prima uscita di Champions. Ottime le prove di Caceres, una sicurezza, Ogbonna ed Evra (messo sulla fascia nel ruolo che è di Asamoah). Benissimo Llorente, le cui sponde intelligenti hanno permesso di alzare la squadra, e Marchisio in chiave di regia nel ruolo di vice Pirlo. Sotto porta però la Juventus è stata spesso imprecisa, come nella gara contro il Chievo, e ha faticato più del previsto quando si è trovata di fronte una difesa schierata e ben coperta dai centrocampisti. In questo è in tutto e per tutto la squadra delle stagioni precedenti, a cui manca un fantasista di professione, capace di saltare l’uomo e di aprire gli spazi. Forse Romulo potrebbe servire al caso, ma per il momento è ancora rinviato il suo debutto ufficiale con la maglia a strisce bianconere. Anche Pepe in questo è abile. Ma entrambi sembrerebbero destinati alla panchina di qualità di Allegri.
La prima mezzora del secondo tempo è stata più ostica per la Juventus, che ha pagato dazio alla foga e alle energie spese nella precedente frazione. Stramaccioni ha strategicamente tolto una punta (Muriel, autore di una partita così così) per un centrocampista, mettendo così due uomini tra la mediana e la difesa e lasciando il solito Di Natale unica punta. Questo ha infranto il gioco juventino in fase di impostazione e disorientato la difesa, portando ad alzare il baricentro dei friulani. La pressione sulla squadra di Allegri è stata maggiore ma non ha portato a grandi rischi per Buffon, ben protetto dai tre in linea. Da azione di calcio d’angolo è arrivato però il gol friulano, annullato per fuorigioco millimetrico. Sarebbe stato il pareggio, ma c’è da dire che di proteste non se ne sono viste e anche nelle dichiarazioni del tecnico Stramaccioni a fine gara i toni sono stati bassi nel commentare l’accaduto. Alla mezzora è arrivato il raddoppio di Marchisio. Liberatorio e meritato per il gioco espresso dal centrocampista, e arrivato nel momento in cui la Juventus stava riprendendo in mano il pallino del gioco in concomitanza del calo da parte dell’Udinese. Nel finale di gara sono poi entrati Coman e Morata, che hanno velocizzato le manovre in attacco e hanno dimostrato il primo di essere un giocatore di talento nonostante la giovanissima età (ha appena 18 anni) e il secondo di che pasta sia fatto: abile nelle giocate e nello smarcarsi, veloce, potente, difficile da marcare, andando anche molto vicino al gol.
Adesso dopo l’interludio di Champions League arriva il primo vero test contro un’avversaria degna di questo nome: il Milan di Inzaghi, che viaggia spedito in vetta alla classifica insieme alla Vecchia Signora e alla Roma. La partita di San Siro dirà quanto vale questa Juventus, che non ha faticato troppo contro Chievo e Udinese.