Roma, giovedì 27 ottobre 2011 – La Juve si gode la testa della classifica in attesa della partitissima contro l’Inter. Il derby d’Italia. Il secondo turno infrasettimanale della stagione è favorevole alla squadra di Conte, che dopo otto gare si trova a 16 punti, imbattuta e quello che più conta in vetta al campionato da sola. Il pareggio interno della Lazio, rimediato contro un ottimo Catania, e la sconfitta esterna dell’Udinese con il Napoli proiettano i bianconeri nell’empireo della Serie A. Erano anni che la Vecchia Signora non si trovava in questa posizione dopo otto incontri e 24 punti messi a disposizione. Non è certo il miglior inizio di torneo che si ricordi. Praticamente tutte le squadre sono racchiuse in 10 punti. Finora la Juventus non ha mai perso. Ha all’attivo quattro vittorie e altrettanti pareggi. 13 gol fatti e 6 subiti. Non è il miglior attacco. Non è la peggior difesa. È una squadra che sta cercando di trovare se stessa, una propria identità e un proprio carattere. Il nuovo allenatore è bravo e grintoso. Ha la possibilità di muovere molte pedine (non tutte di qualità), avendo a disposizione una rosa di quasi 30 elementi, e di provare ad arrangiare nuovi schemi. Ha dimostrato anche di essere duttile. Lui che negli anni passati si è fatto cucire addosso l’abito del virtuoso ad oltranza del 4-4-2, all’occorrenza trasformato in 4-2-4, con gli esterni di fascia propensi al lavoro sporco di attaccare e ripiegare, oggi gioca con altri schemi. Lo si è visto schierare il 4-3-3, il 4-5-1, perfino il 5-4-1 nel finale di partita con la Fiorentina.
Questo vuol dire che sa fare di necessità virtù. Anche perché tra i nuovi e vecchi acquisti, visti in questo scorcio di campionato, non sembra che ci siano gli esterni adatti per il modulo alla Conte. Krasic, Giaccherini e Elia finora sono stati evanescenti. Gioca sempre Simone Pepe, anche lui duttile come il suo mister. A turno uno degli altri occupa l’altra fascia. In queste ultime gare la scelta è ricaduta sul giovane Estigarribia, che però è troppo poco pratico del campionato, per dare quell’apporto di autorevolezza che servirebbe alla squadra. Anche il centrocampo per il momento è sempre lo stesso. Giocano Marchisio e Pirlo, a cui si è aggiunto il cileno Vidal, forse l’unico vero e interessante acquisto bianconero degli ultimi anni (se si esclude Giovinco, poco utilizzato e ceduto per metà al Parma non si sa il perché). La difesa sembra meno incerta. Merito di Barzagli, che ha portato sicurezza al centro, e dello spostamento di Chiellini sulla fascia. Bonucci trasmette ancora incertezza al reparto, specie quando gioca lezioso. Non era da meno però lo stesso Chiellini, quando stazionava al suo posto. Lichsteiner è buono ma non un fuoriclasse. Oggi per lo meno affonda di più sulla fascia. Resta da capire come sostituirà Conte questi 8-9 elementi base, senza i quali la Juventus sembra ritornare quella degli scorsi anni, qualora infortuni o stanchezza dovessero pesare.
Ma la vera nota dolente è il reparto offensivo. In queste ultime giornate la Juventus ha creato tanto, ma ha finalizzato poco e male. La salvano per ora tre reti consecutive di Matri, che pare essersi sbloccato. Con la Fiorentina i bianconeri hanno fatto un primo tempo straordinario per intensità di gioco, ma il gol è arrivato in mischia su calcio d’angolo da un difensore. Nel secondo tempo, dopo la rete del pareggio viola, ha risolto l’ex cagliaritano, grazie ad una creazione dell’inesauribile Pepe. Amauri è fuori rosa (non potrebbe essere utile?). Quagliarella, Iaquinta e Toni, finora non hanno mai giocato. Vucinic sì, ed è andato a centro. Anche se in zona gol si mostra più lezioso che concreto. Ripropone insomma gli stessi difetti che i tifosi romanisti non gli hanno mai perdonato. Del Piero tradisce ormai la sua età e non lo aiuta lo screzio interno con la dirigenza. Su sette elementi offensivi solo due sembrano per il momento rientrare nei piani di Conte. Questo vuol dire che la squadra è ancora in costruzione e tornerà sul mercato a gennaio, vendendo e comprando. Il passo diverso si nota però nella gestione dello spogliatoio. Il leader è Conte. Lui fa e disfà la squadra. Lui decide e tiene in mano anche il consenso dei tifosi. Lui, è da credere, correggerà gli errori di mercato e indirizzerà Marotta e Paratici, che hanno sulle spalle qualche errata valutazione. Per adesso sta facendo bene e la dirigenza gli ha dato carta bianca. Eppure a dispetto del primato solitario questa Juve non è ancora da scudetto. Anche se per ora fa sognare.