Roma, lunedì 17 ottobre 2011 – E’ la metà di ottobre, una splendida giornata di sole accompagna il grande corteo degli Indignados che diretti da Piazza della Repubblica a Piazza di Porta San Giovanni protestano pacificamente contro l’iniquità del sistema. Vasta l’affluenza tra giovani, studenti, precari e persone di mezza età nel tentativo di reclamare a gran voce una svolta per il proprio Paese. Tra canti, rombo di tamburi e slogan nulla lascia presagire ciò che accadrà in seguito. Piazza San Giovanni è avvolta in un clima di sdegno ma anche di festosa reciprocità. Ci accoglie con un abbraccio la popolare cantante Fiorella Mannoia e si unisce a noi senza riserve. Tante persone là per lo stesso motivo, la rivendicazione dei diritti di tutti per una società più giusta ed a misura d’uomo. Conversiamo tranquillamente e poi ci congediamo da lei per andare a salutare altri amici. Lei sorride e dice: “Se dopo tornate, io sono qui”. Ci spostiamo in direzione del monumento dedicato a S.Francesco d’Assisi il tempo di fare due chiacchiere e cominciano i guai.
Sono le 16:30 del pomeriggio una gran folla di persone corre spaventata nella nostra direzione, intuito il pericolo ci ripariamo dietro ad un chiosco di giornali. Dopo cinque minuti di calma, decidiamo di andare a vedere se Fiorella sta bene, ma lei si è posta al riparo altrove. Il tempo di tornare dietro al chiosco e scoppia l’inferno. Una moltitudine incredibile di persone inizia a correre di nuovo spaventata nella nostra direzione. Tra boati, urla, spari e disperazione vediamo camionette della polizia che si dirigono a tutta velocità verso la folla e nel trambusto viene anche investito un passante. Cos’era avvenuto? Due ore prima verso le 14:30 in via Cavour erano stati posti in atto episodi di teppismo ad opera di fantomatici Black Block, con vetrine spaccate ed auto e cassonetti in fiamme. Ma come mai si è lasciato fare e si è intervenuti per fermare i teppisti solo due ore dopo? E come mai le forze di polizia hanno avuto l’ordine di caricare i pacifici manifestanti in Piazza di Porta San Giovanni quando il luogo degli scontri era altrove?
La polizia ed i carabinieri prima dell’evento erano già stati allertati del fatto che probabili frange di facinorosi avrebbero fatto il loro ingresso in città e non per fare una passeggiata nel verde. Allora come mai chi di dovere non si è attivato per fermarle prima e come mai non ci si è posti il problema di caricare gente inerme con tanto di carrozzina per bambini al seguito? Comuni cittadini e persone anziane che manifestavano pacificamente hanno rischiato di morire travolti dalla folla impaurita dalle cariche della polizia. Possibile che tra i tanti poliziotti in borghese sparsi tra i manifestanti nessuno abbia saputo individuare in loco l’origine delle azioni di teppismo? Perché non attivarsi prima per scoraggiarle? Poi boom, quando la fine del corteo sta per entrare nella storica Piazza di Porta San Giovanni le camionette si attivano come d’incanto ed iniziano a caricare indistintamente. Le persone sembrano impazzite, corrono in massa in direzione di viale Carlo Felice cercando scampo dalle cariche e dagli idranti della polizia. Molti, tra cui donne in preda a vere e proprie crisi di panico, si rifugiano all’interno della Parrocchia di S.Croce in Gerusalemme.
L’attaccare indiscriminatamente chiunque fosse lì a manifestare in modo pacifico è un qualcosa che cozza con la priorità di garantire l’incolumità e la sicurezza dei cittadini. Sicuramente c’erano manipoli di spaccavetrine con cappuccio e caschi, armati di pietre e mazze di legno, ma il fatto è che nessuno si è veramente curato di fermarli prima che agissero. A chi giova che una pacifica manifestazione venga trasformata in guerra? A chi giova delegittimare il diritto a manifestare datosi che è la delinquenza a favorire in realtà lo status quo? L’unica cosa certa è che siamo tutti senza tutele: il Paese tutto affonda tra debiti e degrado. Ed il Paese di cui si parla è lo stesso degli agenti di PS sotto-pagati e ridotti nell’organico, dei lavoratori sfruttati a cui viene persino negata la possibilità di appellarsi ad un contratto collettivo nazionale di lavoro, dei disoccupati a cui viene negato il diritto ad avere un futuro, dei pensionati che si disperano per il non avvenire dei propri figli e nipoti.
Verso sera una luce cupa avvolge la piazza e sembra riecheggino in essa le parole dette un triennio fa da Cossiga a Maroni: “ Lasciare che per una decina di giorni i manifestanti […] mettano a ferro e fuoco le città. […] Le forze dell’ordine non dovrebbero aver pietà -dei manifestanti- e -dovrebbero- mandarli tutti in ospedale […] loro ed i docenti che li fomentano”. Una cosa è certa, il vero crimine del 15 di ottobre scorso è l’aver usato violenza contro chi pacificamente si pone davvero in difesa dei diritti sociali di tutti.