Roma, lunedì 25 settembre 2017 – I bianconeri non fanno sconti e nel derby della Mole, in casa contro il Torino vincono per 4-0, senza mai lasciare campo ai Granata. A segno ci vanno Dybala, Pjanic e Alex Sandro. La doppietta della Joya lo catapulta a quota 10 reti in 6 partite. Uno standard altissimo, pari a quello di Neymar e di Ronaldo e vicino a quello di Messi. E il fenomeno bianconero ormai è di quella razza. Le sue due reti sono di una bellezza unica. Aprono e chiudono il conto contro la squadra di Mihailovic, scesa in campo un po’ troppo nervosa e anche un po’ troppo sfrontata per giocare contro i bianconeri. L’unico cambio che ha fatto Allegri è stato far riposare Higuain, che servirà in Champions. La mossa vincente è stata quella di mettere al suo posto Mandzukic e di inserire Douglas Costa nella mediana avanzata di sinistra. Ne è venuta fiori una squadra piena di qualità, di gioco e di velocità. Cuadrado, Dybala, Douglas Costa, Pjanic, Alex Sandro sono tutti palleggiatori, hanno il piede buono e difficilmente perdono palloni importanti. Qui ci sarebbe stato bene uno come Dani Alves, cui forse si poteva fare uno sforzo in più per tenere in rosa. Anche Pjanic, la cui crescita rispetto allo scorso anno sorprende molto, sta girando molto bene e dopo il riposo che gli ha concesso Allegri nella gara infrasettimanale non ha sbagliato un passaggio. Ha impostato e quello che ancora di più conta ha difeso a centrocampo come non si era mai visto, bloccando in più di un’occasione i mediani avversari. Un giocatore completo che abbina qualità e raffinatezza nelle sue giocate con verticalizzazioni che mettono sempre in allarme gli avversari. Altro pilone di centrocampo il francese Matuidi che ha corso per quattro con buona qualità ma certo non con gli stessi piedi di Pjanic.
Il 4-0 potrebbe sembrare eccessivo, ma vanno contati almeno cinque interventi determinanti di Sirigu, che si conferma grande portiere – meglio di Hart -, altrimenti il passivo sarebbe stato imbarazzante per il Toro. I Granata hanno iniziato bene l’approccio alla partita, cercando di giocare apertamente contro i padroni di casa, ma la doppia ammonizione rimediata da uno sconsiderato Baselli, ha reso tutto più difficile. C’è da dire che la Juventus prima del cartellino rosso aveva già segnato con Dybala e aveva prodotto azioni pericolose. Dopo è stata una passeggiata, nonostante Mihailovic avesse provato a disegnare una squadra più accorta. Rispetto alle precedenti gare la Juventus alla qualità ha abbinato anche gambe, fiato e una condizione atletica eccellente. Giocasse sempre così in Italia non ci sarebbero avversari per lei. Ieri il pallone correva veloce tra le linee e i giocatori non sembrano imballati e sovraccarichi come in altre gare. La mossa vincente però è stata quella di mettere Mandzukic in attacco a fare il lavoro di Higuian. Un compito che il croato ha fatto meglio dell’argentino, perché più tranquillo e senza l’assillo del gol. Doveva tenere la squadra alta e consentire ai centrali di salire, così è stato. Il Pipita è entrato nel secondo tempo e ha giocato l’ultimo quarto d’ora. Non ha sfigurato, anzi si è procurato una bella palla sul finale, soffiatagli da Dybala che ha anticipato il compagno di reparto e beffato Sirigu con un pallonetto delicato quanto cattivo.
Il Torino è però sembrato poca cosa contro i bianconeri. In svantaggio dopo appena un quarto d’ora e con un uomo in meno dopo una ventina di minuti, non ha opposto una grande resistenza ai padroni di casa. Bisognerà capire se questo è stato perché la Juventus e Allegri sono stati dei marziani, oppure perché gli ospiti non hanno qualità e forza per contrastare le corazzate del Campionato. La prossima gara la Signora la gioca contro l’Atalanta, e qui ci sarà la possibilità di capire bene il valore dei bianconeri. Entrambe verranno da un’altra gara infrasettimanale di coppa e quindi i valori per quanto riguarda la barra degli impegni saranno uguali. Una vittoria esterna sarebbe a Bergamo direbbe che sì la Juve c’è anche quest’anno. Fermo restando che il Campionato si vincerà vincendo gli scontri diretti.