Napoli, lunedì 7 gennaio 2013 – Quando non deve andare, non va. Non c’è Santo che regga. O meglio, ieri sera c’era, ed indossava la maglia azzurra del Napoli. San Gennaro. Solo così si può giustificare un risultato così rotondo e netto mettendolo poi a confronto con le statistiche della partita: Possesso palla 65% Roma, tiri in porta 17 a 7 sempre per la Roma. Mai risultato fu più bugiardo. Ma si sa, nel calcio i numeri non fanno i gol, sono solo chiacchere da bar. Ma sono le stesse chiacchere da bar ad essere più taglienti di lame affilate: sono 33 i gol subiti del girone di andata dalla squadra capitolina. Mai così male dalla stagione ’47/’48. Anno della retrocessione. Appunto. Bisogna assolutamente cambiare la rotta. Se poi a questo aggiungiamo anche la straordinaria serata del matador Cavani (ribattezzato per l’occasione “mattator”) che ogni pallone che toccava lo metteva in rete, allora la goleada era annunciata.
Pronti-via, assano appena 240’’ e il Napoli passa in vantaggio grazie al solito Cavani, che imbeccato ottimamente da Pandev, brucia Burdisso e batte Goicoechea. La Roma a differenza di altre volte non “accusa” il colpo e prova a reagire prima con Pjanic (8’) poi con De Rossi (12’), ma in entrambe le occasioni la mira non è delle migliori. La partita è divertente, ma anche abbastanza nervosa, tant’è che Tagliavento è costretto a sventolare quattro gialli nel giro di 35’. Prima del riposo, Destro (36’) e Pjanic (38’) mettono i brividi a De Sanctis che è attento a dire di no.
La ripresa si apre con il Napoli che trova subito il 2 a 0 sempre con il suo matador Cavani (48’), che con un sinistro da dentro l’area si gira e batte Goicoechea. E’ il gol che “chiude” virtualmente la gara, anche perché la Roma dietro sbanda paurosamente ed Hamsik (56’) spreca un contropiede micidiale non servendo Pandev tutto solo. La Roma prova il tutto per tutto, Zeman toglie uno spento Destro ed inserisce Osvaldo, ma dopo una clamorosa palla gol sprecata da Bradley che calcia a lato da pochi passi (69’), Cavani di testa con complicità di Goicoechea trova il 3 a 0. Il San Paolo è una bolgia e la Roma sul capovolgimento di fronte trova con Osvaldo (nella foto) il gol della bandiera. Nei minuti finali, Pjanic fa un intervento scomposto al limite dell’area di rigore e rimedia il secondo giallo e la condeguente espulsione. Nel finale colpo di testa di Bradley all’ 86’ e nel recupero, in contropiede, Maggio trova gloria personale siglando il definitivo 4 a 1.
Gli uomini di Zeman escono si con le ossa rotte dal San Paolo, ma a testa alta. Altissima. Con la consapevolezza di potersela giocare con tutti alla pari, a meno di fuoriclasse in campo come ad esempio Cavani, che spostano drasticamente gli equilibri tra le squadra e fanno sballare il banco. Quando la Roma riuscirà ad avere più concretezza sotto porta e riuscirà a capitalizzare almeno la metà delle occasioni che crea ogni partita, allora ci sarà da diverstirsi. Altro che Zemanlandia. Non ci sarebbe Santo che tenga. Nemmeno San Gennaro.