Roma, giovedì 26 luglio 2012 – «La comicità non ha bisogno di riciclatori di barzellette, plagiatori di pezzi famosi e consolidatori di beceri luoghi comuni … Non se ne può più di vedere il napoletano furbo, il romano pigro e il milanese iperattivo. L’Italia reale è nettamente più interessante di quella “finta” proposta da Zelig». Questa dichiarazione può sembrare il luogo comune di tanti comici. Provate ad ascoltare però Filippo Giardina. Il comico italiano che ha portato nel Bel Paese lo stand up comedy. Un teatro spoglio di fronzoli, in tutti i sensi. Microfono. Umorista. Pubblico. Nessuna quarta parete e nessuna pietà. Autore, attore e comico, per lui la satira è «esprimere quello che ha dentro utilizzando la comicità».
Per seguire il suo umorismo ci vogliono tre cose fondamentali. Innanzitutto stomaco. Ci vuole stomaco ad ascoltare le sue battute, che preferiremo chiamare riflessioni. Riflessioni che per qualcuno, per il “perbenista” troppo impegnato a dire ciò che non è, possono sfiorare la volgarità. Sicuri gli eletti che si tratta di sincere provocazioni. Ci vuole poi fegato. Coraggio. Lui dice ciò che più noi siamo e facciamo nella vita. Non si tratta di banalità o luoghi comuni, a meno che la vostra/nostra vita non sia tale. Eppure ci si ritrova, se si ha il coraggio di ammettere almeno a noi stessi la verità. C’è un filo che ci lega un po’ tutti. E a Filippo Giardina piace girare questo filo intorno al suo microfono che amplifica una voce stanca di ipocrisie e falsità. L’ultima cosa che ci vuole è la maggiore età! I suoi spettacoli sono vietati ai minori di 18 anni. Donne e uomini nudi? Nell’anima si. Una satira che solletica di continuo il pubblico e che con “solerte accidia”, graffia «sesso, politica, religione, e altre cose sporche», come recita il titolo dello spettacolo, presentato ieri al Circolo degli Artisti a Roma. Disegna geometrie deformi, il mondo, l’uomo per quello che è. Da come gira a come raggira.