Roma, 15 luglio 2013 – Se si dovesse insegnare giornalismo ad una classe di giovani aspiranti e si avesse una lezione oggi, lunedì 15 luglio, da dove si potrebbe iniziare? Forse un primo insegnamento, prima ancora di iniziare a parlare loro delle famose 5W, delle frasi corte, tutte principali, e della verifica scrupolosa delle fonti, si potrebbe parlare di come la politica abbia investito i media e di come sia ormai molto esperta nel manipolarne i meccanismi. Quale sarebbe infatti la notizia più importante di questo lunedì di mezza estate, se l’ipotetica classe di studenti di giornalismo dovesse analizzare i media italiani? Radio, tv e giornali? Sicuramente la polemica che ha investito da domenica il vicepresidente del Senato Calderoli. Una frase scriteriata, inopportuna e gratuita, che ha scatenato le proteste dei Presidenti di Camera e Senato, del Presidente della Repubblica, che si è “indignato”, del Presidente del Consiglio che si è indignato anche lui, di vari esponenti di opposizione e di governo. Una bufera enorme che non cessa di placarsi e che intanto si prende l’attenzione maggiore dei media, relegando in secondo piano tutte le altre notizie. Tra cui la più importante sarebbe, anzi è quella che vede coinvolto il Ministro dell’Interno Angiolino Alfano per il caso Shalabayeva.
Il caso è presto riassumibile. Alma Shalabayeva, moglie del dissidente kazako Mukhta Ablyazov, avversario politico del Premier Nazarbayev, che sembrerebbe essere un buon amico di Silvio Berlusconi, è stata espulsa il 31 maggio scorso dall’Italia con un volo diretto ad Astana, con un intervento delle Forze di Polizia, cui il titolare del Viminale sembra non essere stato al corrente. Il caso ha fatto il giro del mondo, esplodendo anche in Italia, dopo che è stato consegnato al Financial Times, che lo ha poi tradotto e pubblicato, un memoriale dettagliato, crudo, scritto in prima persona da Alma Shalabayeva e datato 22 giugno. La signora era ed è una rifugiata politica. La revoca dell’espulsione da parte del Governo Italiano, ad espulsione avvenuta e consumata, è la ciliegina sulla torta, anche perché la donna e la figlia sono state consegnate al Governo kazako, che ha fatto forte pressione sull’intelligence italiana tramite il suo ambasciatore. Senza scendere troppo nei particolari della vicenda, è chiaro che il Ministro dell’Interno Angiolino Alfano rischia grosso. Alcuni suoi diretti collaboratori sapevano dell’operazione. Lui poteva non sapere? Si tratta di una figuraccia internazionale che investe Alfano, il quale in queste ore non parla. Riferirà al Parlamento giovedì.
Dunque è chiaro che la notizia principale per le implicazioni che porta è questa. Senza se è senza ma. Non c’è da dubitare. La caduta di Alfano e la sua uscita dal Governo, con la sentenza Mediaset alle porte, sarebbe un terremoto politico. Con il numero 1 e il numero 2 del Pdl fuori gioco Intanto però la strategia di offuscamento messa in opera dalla politica, che ha capito bene come monopolizzare e dirottare i media, la sta relegando a quarta, quinta notizia. In radio, nei notiziari che quasi ogni ora vengono trasmessi e che spesso sono aggiornati una o due volte al giorno, a meno di clamorosi rilanci, visto l’intensificarsi delle voci autorevoli intorno al caso Kyenge, non compare più. Del resto il ciclo della notizia in questi casi è molto breve. E c’è da scommettere che la polemica sulle parole pronunciate da Calderoli non si placherà almeno fino a mercoledì giovedì. Quando la relazione di Alfano avrà le dimensioni di un taglio basso nei giornali e quelle di 4-5 notizia nei tg. e se per caso non dovesse bastare verrà fuori qualche altra operazione di offuscamento, con polemica preconfezionata. Cosa spiegare allora per prima cosa ad un corso giornalismo e comunicazione, che voglia preparare bene le nuove leve? Come sia utilizzato ad arte dagli uffici stampa e dagli esperti di comunicazione, tutti raffinati professionisti, il ciclo della notizia in Italia, soprattutto quella politica, per far sì che in poco tempo le verità più scomode siano offuscate con polemiche inventate.