Roma, martedì 27 settembre 2011 – Domani si vota alla Camera la sfiducia al Ministro dell’Agricoltura Saverio Romano, presentata dall’Italia dei Valori. Dopo le dichiarazioni di Roberto Maroni, che si è allineato alle posizioni di Bossi, che a sua volta si era allineato alle posizioni di Berlusconi, per il no allo “stato di polizia” e alle “manette facili”, l’esito del voto appariva abbastanza scontato. A rimettere tutto in discussione è stato il Cardinale Bagnasco con un appello duro e mortificante per il Governo, rivolto però più ai cattolici del Pdl che al Presidente del Consiglio (ha detto il prelato a proposito dell’attualità politica: «Si tratta non solo di fare in maniera diversa, ma di pensare diversamente: c’è da purificare l’aria, perché le nuove generazioni, crescendo, non restino avvelenate»). L’obiettivo sono i sette – otto parlamentari che alla Camera possono ancora garantire la Maggioranza al Premier. La settimana scorsa, nella conta finale sulla richiesta di arresto a Marco Milanese, alcuni franchi tiratori si sono materializzati tra le file del Pdl (e non tra i banchi della Lega), assottigliandone la pattuglia. Il ribaltamento oggi è più vicino e sarebbe un duro colpo per Silvio Berlusconi, perché aprirebbe di fatto una crisi istituzionale di ampie proporzioni. Tra l’altro la posizione compatta e unitaria della Lega ne amplificherebbe il boato, riportando la crisi all’interno del solo Popolo delle Libertà. Il voto di domani su Romano (accusato tra l’altro dalla Procura di Palermo di concorso esterno in associazione mafiosa) diventa però anche un banco di prova per il richiamo all’ordine avanzato dalle gerarchie cattoliche. Se tutto dovesse andare bene per la Maggioranza, vorrebbe dire che, almeno in Parlamento, il Premier è al riparo da tutto, anche dai moniti ecclesiastici. Assediato ma al riparo.
Eppure nonostante la continua emorragia di consensi che il peggior Governo italiano di sempre sta maturando giorno dopo giorno, è difficile che si riesca aprire un varco e arrivare a far cadere Berlusconi. La sfiducia richiesta dall’opposizione aprirebbe una crisi interna alla Maggioranza, che però si potrebbe disinnescare presto. In fondo il voto su Saverio Romano non è un voto su Berlusconi o su un Disegno di Legge del Governo. Inoltre, la legge con cui sono stati eletti i deputati sta garantendo quei risultati per cui era stata pensata. Molti parlamentari e senatori non saranno più rieletti, sia che si vada a votare con l’attuale Porcellum (ideato da Calderoli, il Ministro per la Semplificazione Legislativa), sia che si vada a votare con una nuova legge elettorale. Pertanto i peones, quelli usciti dal Pdl e poi rientrati, quelli usciti dal Pd o dall’Idv o dall’Udc, quelli ballerini di Fli, terranno in vita il Governo per rimandare il più possibile la loro definitiva uscita di scena. Sono molti, anzi troppi, quelli che sanno di trovarsi a rivestire incarichi prestigiosi. Con grandi benefit senza un effettivo riscontro dei propri meriti. Sono persone che hanno vinto un biglietto della lotteria. Che hanno dimostrato la propria fedeltà fino all’inverosimile (come Maurizio Paniz, che ancora oggi sostiene che Ruby è la nipote di Mubarak). Pronti a votare qualsiasi legge ad personam, assumendo su se stessi quella stessa indecenza, che spesso hanno denunciato (vedi Paolo Guzzanti). Con una legge democratica che consenta ai cittadini di eleggere i propri rappresentanti, valutando l’operato di ogni singolo parlamentare, quanti voti prederanno Nucara, Pionati, Scilipoti, la stessa Santanchè?
Per tornare al voto di domani. Se anche questo dovesse dare torto al Ministro dell’Agricoltura ci vorrebbe comunque un intervento al limite della correttezza istituzionale – se non oltre – da parte del Presidente Napolitano, per sciogliere la Camera. I media e tutti i fidi collaboratori di Berlusconi urlerebbero al tradimento, al ribaltone in favore della sinistra, con grave aumento della confusione politica e danni alla nostra economia. Il momento è difficile e il Premier pesa sul paese come un insostenibile fardello, di cui bisogna ormai sbarazzarsi il prima possibile. Questo tutti l’hanno capito. La Confindustria. I sindacati. La Società Civile. E da ieri anche la Conferenza Episcopale Italiana. E’ chiaro che nel momento in cui cadrà Berlusconi si aprirà una nuova stagione politica. Di riforme vere e necessarie. Ma per il momento la strada da seguire è solo per via Costituzionale. Il Referendum, di cui in questi giorni si sta ultimando la raccolta delle firme, è la via maestra. L’approvazione da parte della Consulta porterebbe ad un’accelerazione della scadenza della Legislatura, anticipando forse alla Primavera del 2012 la data delle elezioni.