Roma, mercoledì 5 settembre 2018 – Dopo quelle di Tria, arrivano anche le smentite di Matteo Salvini, che ieri ai microfoni di Radio 24 ha detto: «sarà una manovra economica rispettosa di tutte le regole e che farà pagare meno tasse agli italiani». Il governo forse si è accorto che il tira e molla sui principi europei e sugli impegni presi, per garantire il debito pubblico, stanno portando ad un peggioramento dei conti con l’innalzamento dello Spread. Mentre il vice Giancarlo Giorgetti aveva dichiarato, in modo aggressivo, che se bisognerà superare il tetto del deficit Debito-Pil fissato dall’Europa, si farà. La famosa soglia del 3%. il ministro dell’Interno però a stretto giro aveva rimarcato che quella soglia la si sarebbe dolcemente sfiorata, ma non superata. In pratica la manovra, se le interpretazioni possono essere esatte, si attesterebbe intorno al 2,9%. Un modo per spendere più soldi e fare una programmazione espansiva, senza incorrere nelle ire dell’Unione Europea. Con buona pace dell’azzeramento del debito pubblico. Del resto in parte sono vere anche le parole che ha ripetuto Salvini, quando ha detto che il passato Governo «ha fatto quello che diceva l’Europa e gli italiani non stanno meglio e c’è più debito. Io voglio fare spesa utile, spero che rientri nei canoni europei». Che il passato Esecutivo abbia fatto quello che diceva e voleva l’Europa in parte è vero. Che il debito sia aumentato questo è innegabile. Che gli italiani stiano peggio non è vero, perché l’economia anche in Italia era ripartita, seppure di pochi decimali. Gli italiani hanno cominciato a sentire la pressione della recessione con l’arrivo dell’Esecutivo gialloverde e con il criticato Decreto Dignità. L’innalzamento dello Spread lo testimonia e non si può negare un fatto acclarato. Anche se ieri è sceso di qualche punto, dopo le rassicurazioni dei leader leghisti.
Però bisogna dare ancora un po’ di tempo al governo, nel senso che Tria, il ministro su cui incombe il Documento di Programmazione Economica e Finanziaria, ha affermato che i mercati si stabilizzeranno e lo Spread tornerà a scendere non appena sarà pubblicato il documento con la manovra messa a punto dal governo, che sarà espansiva, virtuosa e positiva. Per gli italiani, per le imprese e per i mercati. Quindi l’augurio è che questo documento venga approvato e pubblicato il prima possibile. Insomma c’è curiosità, per quello che potrà fare un Esecutivo che di fatto si vuole slegare dai vincoli europei, o per lo meno vuole cercare una propria autonoma ricetta per superare la crisi che stringe il Paese. Certo non si capisce come questo sia possibile evitando di affrontare di petto il problema del debito e della spesa pubblica italiani. Sempre di ieri è la notizia che la Sicilia ha più statali di tutto il nord, anche se in Friuli Venezia Giulia, negli ultimi anni, le assunzioni nella pubblica amministrazione sono aumentate del 18%. Il caso dei 27 mila forestali siciliani è ormai nota a tutti. Meno nota è la situazione delle partecipate italiane, che il Commissario per la Spending Review Cottarelli aveva consigliato di ridurre al minimo e che gravano sui conti pubblici delle amministrazioni locali, consentendo di assumere personale spesso in barba alle regole pubbliche per le assunzioni.
Del resto, se si dovessero licenziare le migliaia di persone che sono in esubero nella pubblica amministrazione e negli organi regionali e comunali, specialmente al Sud, si finirebbe per peggiorare ancora di più l’asfittico andamento dell’economia italiana. In buona parte del Mezzogiorno è un solo componente del nucleo familiare a lavorare e portare a casa uno stipendio in grado di sorreggere la famiglia. È assistenzialismo statale che grava sulle spalle di tutti gli italiani, in parte per il bene degli italiani stessi. È però un circolo vizioso che affonda l’economia. Il reddito di cittadinanza potrebbe consentire di affrancare dallo Stato una quota parte di questi esuberi, attraverso un finanziamento diretto, sempre da parte del Stato, ma finalizzato a trovare un lavoro che possa in seguito produrre ricchezza. Altrimenti, tanto per fare un esempio, 10 mila dei 27 mila forestali (dico un numero a caso), continuerebbero a stare parcheggiati dove sono, a prendere uno stipendio più o meno dignitoso e a non fare nulla. Assistenza per assistenza conviene che chi beneficia del reddito di cittadinanza debba essere indotto a trovarsi un lavoro. In caso contrario, l’unica salvezza per le famiglie è andare a cercare lavoro all’estero, come stanno facendo sempre più giovani e meno giovani.