Russia bandita dalle prossime Olimpiadi. Questa potrebbe essere la conseguenza della bufera scoppiata lunedì 9 novembre, con gli ex sovietici accusati di doping di Stato. Sì, perché la Wada (World anti-doping agency), in un rapporto dettagliato di 350 pagine, avrebbe richiesto la squalifica dalle prossime competizioni, Olimpiadi comprese, e la squalifica a vita di diversi atleti, tra i quali spicca Maria Savinova, oro olimpico negli 800 mt a Londra 2012.
L’accusa dice che il laboratorio di Mosca ha sistematicamente alterato test e distrutto prove, sarebbero addirittura 1417 le provette distrutte sotto diretto ordine del ministro dello sport Mutko, uomo di fiducia del presidente Putin e a capo di tutte le grandi manifestazioni, comprese le Olimpiadi di Sochi e i mondiali di calcio del 2018. Gli esecutori materiali sarebbero stati i servizi segreti russi, la Fsb, chiamati in causa circa venticinque volte per bruciare documenti, distruggere ed insabbiare prove. Anche la Iaaf è sotto accusa per non aver indagato sulla faccenda, essendo molto probabilmente a conoscenza dei fatti, l’ex presidente dell’atletica mondiale Lamine Diack è ufficialmente indagato con le accuse di copertura, corruzione ed estorsione. Avrebbe intascato mazzette per garantire il silenzio su casi di atleti dopati e per garantire loro la partecipazione alle gare più importanti. Si parla di un milione d’euro per lui e i suoi collaboratori, dei quali faceva parte anche il figlio, che rischiano ora 10 anni di carcere. Anche l’Interpol aprirà una propria indagine sulla base del dossier della Wada. Sarà un lavoro lungo poiché secondo l’agenzia anti-doping questa enorme macchina prende vita nell’Unione Sovietica degli anni ’60, in piena Guerra Fredda, e invece di cadere insieme al potere sovietico si ramifica ed ingigantisce fino ad oggi.
Putin si difende: “Le accuse alla Russia sono infondate”. A parlare è il suo portavoce Dmitri Peskov, che prosegue: “La questione è che se ci sono delle accuse allora devono essere sostenute da qualche prova, finche non si sono sentite le prove è difficile percepire le accuse, sono infondate”. Venerdì il primo verdetto ufficiale. La Wada, però, non accusa solo l’atletica: “Visto il sistema usato, è facile credere che le stesse pratiche venissero applicate in altri sport”, si legge nel report. Potrebbe quindi crollare sotto le accuse tutto il sistema sport russo. La commissione etica della Fifa, intanto, ha già messo sotto inchiesta il ministro dello sport Mutko, che è nell’esecutivo ed è anche a capo dei Mondiali 2018.
Alain Martinelli