Roma, lunedì 20 gennaio 2014 – A Roma i cinema Eden, Mignon e Greenwich hanno introdotto nella programmazione Lunch box, un film dolce e malinconico. Al suo primo lungometraggio, il regista Ritesh Batra riesce a donare un tocco magico nel descrivere un’India diversa dagli schemi scherzosi e ilari di Bollywood. La pellicola, uscita nelle sale italiane il 28 novembre, è una produzione indiana, francese e tedesca ed è distribuito dall’Accademy two. Dopo aver vinto il Premio del pubblico all’ultimo Festival di Cannes, Lunch box è stato presentato al Torino Film Festival dove il regista è intervenuto il 25 ed il 26 Novembre. La pellicola ha avuto gran clamore ed è stata gratificata con un tutto esaurito.
Delinea nell’insieme bellezza, eleganza e semplicità. Gli attori, non tutti alle prime armi nella recitazione, formano un gruppo omogeneo. Si comprende, così, quanto sforzo ci sia voluto per ottenere un risultato sinergico. Ila, interpretata da Nimrat Kaur è giovane, sobria ed elegante. Tutte le mattine cucina dialogando con la zia, Bharati Achrekar, voce fuori campo, che abita al piano di sopra. Cucina cibo indiano con accuratezza e speziato. La speranza è che il marito si riavvicini. L’India colorata, in movimento, biciclette, mini auto e gente schiacciata nei treni per raggiungere il lavoro è caotica. Uomini consegnano lunch boxes negli uffici. Quello di Ila, per sbaglio, è recapitato a Saajan, contabile, impersonato da Irrfan Khan. Ila e Saajan cominciano a scriversi, . L’incanto della trama è l’intreccio di immagini che scivolano in modo leggiadro in cui potersi ritrovare. Riscoprire, così, sentimenti nuovi e da rivivere.
Lunch box scorre in modo piacevole, tanto è che sul sito dell’Accademy two, il due Dicembre, la notizia che trapela ed entusiasma è che esso ha ottenuto il secondo posto al box office incassando 3.870 euro per copia. Il lavoro è stato premiato in Brasile all’Amazonas Film Festival alla decima edizione, sia per miglior film e sia per migliore attrice ricevendo il Voo na Floresta a novembre 2013. Un film da vedere, il quale riesce a parlare grazie alle immagini e mediante l’ottima fotografia curata da Michael Simmonds, con il desiderio di un incontro ove la comunicazione, preziosa e scritta, apre le porte alla speranza.
Annalisa Civitelli