Roma, giovedì 1 settembre 2011 – I videogiochi costituiscono un fenomeno culturale di massa. La loro importanza, in qualità di spia del progresso tecnologico, è sancita dal fatto di esser divenuti da tempo materia di studio nelle università di tutto il mondo. Ma a che servono i videogiochi? C’è da porsi questa domanda in un’epoca storica in cui le singole persone, data la precarietà dell’economia a livello globale, faticano a stare al mondo. Un gioco virtuale che sottrae tempo alle attività quotidiane ha senso solo se pone la persona in condizione di affrontare con maggior consapevolezza le sfide della vita. Attraverso i giochi i-tech s’incrementa il proprio livello di attenzione, le proprie capacità a livello visivo-spaziale, cinestesico, linguistico-musicale, logico-matematico, ma il tutto deve avere una finalità concreta, ad esempio la ricerca di nuove soluzioni per risolvere le problematiche del mondo reale. A questo devono aver pensato i talentuosi ideatori di alcuni videogame che stimolano comportamenti utili sulla base di saldi valori etico-sociali.
Alcuni giochi on line, cui partecipano milioni di persone, giungono persino a concretizzare aiuti umanitari nel mondo reale: The Extraordinaries è una web applicazione che consente di collegarsi ad organizzazioni no profit che operano nel mondo del volontariato; Freerice.com è un gioco on line creato nel 2007 che pone dei premi sotto forma di riso a chi risponda a determinati quesiti. Al termine del gioco la quantità di riso vinta virtualmente viene convertita in reali derrate alimentari da donare all’Onu per le attività del Programma alimentare mondiale WFP, ovvero la più grande organizzazione umanitaria del mondo. I premi vengono finanziati dalle inserzioni pubblicitarie degli sponsor all’interno del sito internet; Evoke è un notissimo gioco on line, lanciato nel 2010, che fornisce la possibilità di progettare soluzioni concrete per contrastare la fame nel mondo. Le idee di successo vengono finanziate dalla BM – Banca Mondiale -. Dai progetti posti in essere su Evoke sono nate molte aziende che operano nel sociale; Foldit è un videogioco per la progettazione di nuove proteine, lanciato in rete nel 2008, il cui obiettivo è trovare un sistema di miglioramento per la gestione delle risorse energetiche.
La tecnologia, ispirata al più bieco neo-liberismo economico, si è adoperata da sempre nel reperire nuove comodità ad uso e consumo dell’uomo moderno, un esempio ne è la recente invenzione dell’auto che vola, mentre si rivela sempre più necessario rendere migliore la vita degli individui umanamente parlando. I tagli al personale scolastico o alle ore di laboratorio nel nostro Paese, introdotti dalla Riforma Gelmini entrata in vigore a gennaio 2011, non sono in linea coi tempi e non incentivano l’innovazione. Ma perché anziché delegare ai videogiochi non favorire lo sviluppo dei valori positivi e dell’intelligenza risolutiva all’interno delle scuole?