Roma, lunedì 28 febbraio 2011 – Ormai è chiaro che la XVI Legislatura ha ottime chance di andare avanti fino al 2013. Anche se, politicamente parlando, il Governo Berlusconi potrebbe essere paragonabile ad un morto che cammina. E questo dal 2009. Da quando cioè è iniziata la serie di scandali a sfondo sessuale, di cui se ne era avuto un primo avvertimento con la pubblicazione delle foto di Antonello Zappadu, che ritraevano giovani ragazze in compagnia del Presidente del Consiglio a Villa La Certosa, sua residenza estiva. Quasi due anni di agonia per il Governo e per l’Italia. Prolungata e sostenuta con lucidità dall’Amministrazione americana, dal Vaticano e in misura minore anche dal principale alleato. Infatti la debolezza del Governo, che si rispecchia in Silvio Berlusconi, è una continua fonte di privilegi e di concessioni. Prima di tutto alla Lega.
La golden share denunciata già da Casini, all’alba delle elezioni del 2008, che videro prevalere il Pdl alla Camera e al Senato, grazie alla campagna elettorale di Veltroni, e di nuovo segnalata da Fini al momento dello strappo, è un dato di fatto. La rincorsa e l’ottenimento del federalismo fiscale, che in questi giorni di ritrovata coesione nella Maggioranza sembra stia portando all’approvazione di alcuni decreti attuativi, dietro cui si nascondono le brame di potere della dirigenza leghista, sono le attenuanti con cui Bossi spiega al suo popolo il sostegno incondizionato al Presidente del Consiglio. La scusa è: teniamo in vita il Governo solo per ottenere in cambio il Federalismo. Ma di fatto Bossi ha fatto valere il proprio appoggio anche per avere importanti ritorni elettorali, come il Veneto e il Piemonte alle scorse regionali, l’inserimento di uomini vicini alla Lega nei cda delle banche, la concessione di fondi al nord, distraendoli dal centro e dal sud, la dilazione del pagamento delle quote latte, i finanziamenti alla Scala di Milano, all’arena di Verona e alla Fondazione Verdi, in barba ai tagli del Fus. Tanto per dirne alcune. E’ chiaro che il federalismo è la scusa, con cui si addolcisce l’amaro da fare digerire alla base leghista: l’appoggio alle leggi ad personam e ai tentativi di bavaglio istituzionale. Un amaro che traspare dallo scontento della base leghista che ha portato perfino all’annullamento della diretta concordata tra Radio Padania e “In Mezzora”, il programma dell’Annunziata, per paura che lo scontento avesse un rilievo nazionale.
Il Vaticano è sempre stato realista. Preferisce un centrodestra immorale e debole, che può concedere tutto il possibile (dalla detassazione delle proprietà ecclesiastiche, all’assunzione di 20.000 insegnanti di Religione, al finanziamento alle scuole private, all’approvazione delle norme bioetiche gradite al Vaticano). Non c’è argomento di interesse della Chiesa che Berlusconi non sia disposto a concedere, pur di aver il loro tacito assenso. Anche il Vaticano ha però, come la Lega, una base di cui tener conto. Sono in tanti, religiosi e praticanti, che non sono più disposti a chiudere un occhio sulla vita privata del Cavaliere, così in aperto contrasto con le principali norme evangeliche. «Famiglia Cristiana» e «Avvenire» da tempo segnalano le anomalie etiche del berlusconismo. Un’opposizione e una critica in qualche modo tollerate e, anzi, forse persino funzionali alla politica, già ruiniana ma fatta propria da Bagnasco e da Bertone, del “do ut des”. Quanto più sale sulla coda si mette al Presidente del Consiglio (e in questa direzione il senso di sdegno e di rivolta che emerge dalla base cattolica mette in apprensione B), ossia quanto maggiore sdegno trapela dagli organi vaticani, tanto più sarà disposto a concedere il Cavaliere, per paura di perdere l’appoggio delle Gerarchie.
Berlusconi del resto con le sue continue concessioni consente di esorcizzare la modernità che, volente o nolente, cresce anche nella società italiana. I matrimoni sono in calo. Le separazioni in aumento. Sempre più bambini vivono con un solo genitore, spesso rimasto single, oppure nascono in famiglie di fatto. I sacramenti non sono più il modello di vita a cui si ispirano la maggior parte dei cittadini italiani. Di queste problematiche però il Parlamento non si fa carico. Non affronta questioni urgenti, come il testamento biologico e il diritto di fine vita, in un’ottica aconfessionale. È invece il Governo che entra nel merito, prendendo posizione netta e chiara al fianco del Vaticane. Il Parlamento ratifica a colpi di fiducia. E l’Italia rimane indietro rispetto agli altri paesi europei, perché di fatto c’è il veto della Chiesa. Che preferisce combattere una battaglia di posizioni piuttosto che affrontare i nodi critici. Per questo si arrocca su Berlusconi. Le sue debolezze sono la garanzia della forza che ha la Chiesa di imporsi nella società italiana. Prima o poi però i temi etici andranno affrontati e risolti. Non si può posticipare ad oltranza, anche perché la società italiana si sta sempre più secolarizzando. Un processo a cui, con i suoi comportamenti pubblici e privati, e le sue televisioni commerciali, ha contribuito e sta contribuendo il Presidente Berlusconi. C’è dunque una velata e sottile contraddizione, di certo ben presente agli alti prelati, ma che non viene risolta, forse perché giudicata di minore importanza. Ma che va ad arricchire il lungo elenco di incoerenze di cui è piena l’Italia.
Anche l’Amministrazione Obama, come in precedenza l’Amministrazione Bush, ha solo da guadagnare da un Governo traballante e supino come quello di Silvio Berlusconi. Il suo desiderio di legittimazione lo porta a concedere più del dovuto. Ecco quindi l’appoggio incondizionato alle missioni in Afghanistan e in Iraq, l’aumento del contingente ad Herat, il mantenimento della missione in Libano, l’aumento della spesa pubblica negli armamenti, l’ampliamento delle basi militari in Italia, le posizioni pressoché identiche espresse dai Ministri su Gaza e Israele, i distinguo sull’Europa per farla apparire più debole. La diffusione dei cablo di WikiLeaks da questo punto è esemplare. Se Veltroni poteva essere un interlocutore “eccellente”, Berlusconi sarebbe stato “molto eccellente”. Dunque va sostenuto, nonostante la vicinanza con Putin. Obama ha fatto sua la Realpolitik di Bush nei confronti dell’Italia. E al di là di qualche stoccata rifilata dai media statunitensi e dalla diplomazia americana (niente pranzi, ma solo caffé), forse in risposta alle boutade di Berlusconi, continua a servirsene e quindi a tollerarlo. In sostanza B sarà scaricato dall’Amministrazione americana, quale essa sia, quando sarà spremuto fino in fondo, o non sarà più spendibile a livello internazionale. La crisi libica da questo punto di vista potrebbe accelerare il processo di sostituzione, ma anche congelarlo a tempo indeterminato se Berlusconi continuerà a rispondere ai desiderata di Washington.
Simile discorso vale anche per il Vaticano. Fino a che continuerà a diffidare del PD e della Sinistra non si staccherà da Berlusconi. Inoltre se proprio dovrà scegliere sceglierà un candidato radicato al centro. Non a caso Casini si sta con abilità smarcando dal PD e anche da Fini, giudicato troppo laico dalle sfere vaticane. La Lega la spina non la stacca di sicuro. Primo perché Bossi non può andare alle elezioni nelle condizioni fisiche in cui si trova. Secondo perché non può andare alle elezioni contro un Berlusconi che detiene tutti i principali mezzi di propaganda. Per il leader lumbard l’ideale forse sarebbe una bella condanna del Premier, magari con interdizione dai pubblici uffici, che si porterebbe appresso il passaggio obbligato del testimone a Tremonti o a Maroni. Insomma, non saranno le manifestazioni di piazza in difesa della dignità femminile o della Costituzione, i gridi di sdegno che ogni giorno si alzano dai banchi dell’opposizioni, i rilievi della Confindustria all’inazione di Governo, l’impoverimento della società civile e la perdita di posti di lavoro e di competitività internazionale a costringere alle dimissioni il Governo. La spallata, se mai avverrà, sarà opera degli States o del Vaticano. Altrimenti gli italiani dovranno aspettare il 2013 e autodeterminare il loro futuro.