Roma, 19 agosto 2014 – Inaugurato lo scorso 27 giugno e in mostra ancora fino al 28 settembre 2014 la mostra della Galleria nazionale d’arte moderna dedicata all’architetto – designer italiano Marcello Morandini. Un allestimento ideato per presentare l’intero percorso artistico e progettuale di un artista oggi considerato il massimo esponente delle ricerche neo-costruttiviste italiane. Dalle opere realizzare negli anni sessanta a quelle di ultima produzione, Morandini sperimenta nel campo geometrico d’azione evolvendo il tutto in un’elaborazione che dialoga tra la dimensione architettonico – spaziale e quella estetico – funzionale del design oggettuale.
“Sono molto felice e mi reputo molto fortunato. Se una persona vive serenamente trovando una crescita coerente con il proprio lavoro, è una persona fortunata. Il mio è un lavoro straordinario di ricerca”. – racconta l’architetto ai microfoni di Roma Contemporary – “Attraverso la geometria si conosce la natura. Dobbiamo pensare che noi viviamo nella forma, ogni giorno. Il problema è che non la vediamo più come possibilità d’invenzione o di ricerca. La grande passione che ho è capire che non ho mai imparato abbastanza. La ricerca artistica per me significa migliorare “me stesso” sul piano culturale”.
Classe 1940, Marcello Morandini nasce a Mantova formandosi come designer all’Accademia di Brera a Milano. Sviluppa i suoi primi interessi nel campo del disegno industriale per poi concentrare i suoi studi verso due filoni principali. Nel primo approfondisce e si concentra verso uno sviluppo creativo della geometria piana. Nel secondo si pone come obbiettivo la conquista della terza dimensione. Le forme geometriche sottoposte a proiezioni, torsioni, pressioni e poi trasformate di volta in volta in solidi. Fin dall’inizio Morandini decide di non scendere a compromessi con il colore e imposta la sua ricerca esclusivamente sul rapporto dei colori base della grafica. Una scelta che ne delinerà il tratto stilistico nel campo sia architettonico che del design. L’uso del bianco e del nero rimarrà costante durante tutti i suoi cinquant’anni di attività. Per i materiali costitutivi delle opere, nonostante un’iniziale predilezione per i legni verniciati, opta nel tempo per le nuove materie industriali: plastiche, plexigas e laminati.
Basi che garantiscono una maggiore resistenza e durata nel tempo ai messaggi estetici che l’artista consegna alle proprie opere. Il principio dello sviluppo del disegno piano in volume rende manifesto il carattere dinamico che Morandini conferisce alle sue opere e che, dagli anni settanta in poi, lo porta a concepire anche progetti urbanistici e ambientali. L’architettura si amalgama al design poiché rimane impossibile all’artista concepirne la funzionalità su due binari distinti.
“All’inizio mi affidavo a me stesso ma non ero abile. Per questo ho preferito affidarmi ad artigiani che meglio sapevano tradurre i miei progetti“. – spiega l’architetto – “ Alcuni lavori sono complicati. Ho molto rispetto per loro, senza non riuscirei a farlo in modo corretto. Mi occupo della forma e del movimento della forma, non della sua spettacolarità. Il colore è una ricerca che non voglio affrontare. Noi già siamo colore, viviamo nel colore!”. Un lavoro di ricerca, geometrie e trasmissione di positività. “In ogni persona anche la più problematica c’è sempre una grande lezione da imparare. “Soprattutto ai giovani” – conclude Morandini- “consiglio di essere positivi e consapevoli delle inevitabili difficoltà di riuscita nella vita specie nel mondo dell’arte. Ma le difficoltà hanno un loro fascino incredibile. Ogni creazione è un passaggio per migliorarsi e indirizzari verso il miglior risultato possibile”.