Roma, lunedì 3 marzo 2014 – Un grande primo tempo del Milan e la stanchezza accumulata nei 90’ contro lo Trabzonspor non bastano per fermare la Juve, che a San Siro nel posticipo serale tira fuori tutto il proprio cinismo e anche molta fortuna. Con la vittoria di ieri sera per 2-0 la squadra di Conte allunga di altri due punti sulla Roma (0-0 in casa con l’Inter) e sul Napoli (1-1 a Livorno). 69 p. in 26° partite sono un’enormità, che acquista maggiore rilevanza se si pensa che a 12 partite dalla fine del torneo la distanza che separa i Campioni d’Italia dalla squadra di Garcia è di 11 p. La stessa distanza che separa l’attuale Juventus da quella dello scorso anno. La differenza non è negli schemi perfetti della squadra di Conte e nel fatto che finora ha perso solo una gara (contro le tre dello scorso anno), ma nella coppia d’attacco Tevez-Llorente, autori di 26 gol in due. A questi si deve aggiungere un incredibile Vidal, che sta superando se stesso, andato anche lui a segno già per 11 volte. E le prestazioni eccellenti di Asamoah e Lichsteiner. La Juventus inoltre ha una panchina di peso con Marchisio, Osvaldo e Giovinco su tutti, ma anche Isla, Ogbonna e Caceres, che danno la possibilità di un ricambio di qualità.
Cambiata per sei undicesimi rispetto alla gara contro il Trabzonspor, la Juventus non è scesa in campo a San Siro con la stessa verve con la quale aveva affrontato i turchi (gara chiusa in soli 34’ con le reti di Vidal e Osvaldo). Anziché attaccare e riversarsi in massa nella metà campo rossonera, per trovare subito il vantaggio, Conte ha preferito attendere senza scoprirsi le giocate milaniste. Il Diavolo da parte sua non ci ha pensato due volte e con tutti gli uomini a disposizione ha provato fin da subito a trovare la via del gol, lasciando in difesa i soli Bonera e Rami a contrastare l’attacco bianconero. Ha impostato ai Campioni d’Italia un pressing alto, asfissiante, uno contro uno, per non far giocare gli uomini di Conte, provando a graffiarli con la loro stessa tattica di gioco. Alti e larghi i due difensori Emanuelson e Abati, Montolivo libero di inventare il gioco, incursori sulle fasce Kakà e Poli, Taarbat (simile, ma più efficace, di Boateng) libero di svariare sulla trequarti offensiva. La foga del Milan per quasi tutto il primo tempo è stata forse eccessiva. Seedorf voleva fare lo stesso gioco che ha fatto la Juventus in Turchia: chiudere entro la prima mezzora in conti con la rivale bianconera. Ma la squadra di Conte si è rintanata sorniona in difesa per contrastare gli attacchi rossoneri, che hanno più volte impegnato Buffon dalla distanza, sfiorando il gol con Kaka (palla respinta sulla linea da Bonucci).
Nella prima frazione la Juventus non è riuscita mai ad imporre il proprio gioco. Però al 18’ con Lichsteiner ha avuto una palla gol nitida, che solo un grande Abbiati ha potuto sventare. La foga senza ragionamento è stato il limite del Milan, emozionante da vedere per i tifosi, ma che alla fine ha portato pochi frutti. Già verso il 40’ i milanisti sembravano con poco fiato nelle gambe. Emanuelson, Taarabt, Montolivo e Abate, autori di una prima frazione intensa, al limite delle forze fisiche, non riuscivano più a portare il pressing come nei primi minuti. Questo è stato fatale al Milan. Al 43’ puntuale è arrivato il gol di Llorente, grazie all’intuizione di Marchisio che è andato a pressare fin nel cuore della difesa rossonera, innescando così un raffinato uno-due tra Tevez e Lichsteiner in area, chiuso dal basco. Il gol poco prima della pausa è stata una doccia gelata. Al rientro il Milan nonm aveva più la baldanza e la sicurezza dei primi minuti. La Juventus, reduce dall’incontro con i turchi, non ha cercato il gol risolutivo, preferendo aspettare i padroni di casa. Dopo lo 0-0 interno della Roma, anche un pareggio sarebbe andato bene. Centrocampo e retroguardia juventina hanno badato a non fare avvicinare all’area i trequartisti rossoneri, che con l’uscita per infortunio di Poli hanno perso una buona spinta propulsiva.
Con maggiore sicurezza, nonostante la stanchezza, la squadra di Conte verso il 15’ del secondo tempo ha alzato il baricentro e conservato il possesso della palla, sbagliando poco e provando ad affondare il colpo per le direttrici centrali, senza mai scoprirsi. In difesa, merito anche dello scarso peso in attacco del Milan, affidato di fatto al solo Pazzini, Barzagli, Caceres e Bonucci sono apparsi tonici e attenti, soprattutto nei calci piazzati. Il raddoppio, con il gol che ha chiuso la partita, piegando ogni velleità rossonera, se l’è cercato e trovato Tevez, che ha raccolto dai piedi di Pirlo un pallone innocuo e l’ha trasformato in un tiro da fuori area imparabile per Abbiati. Il resto è stato solo normale routine, con la Juventus che ha dismesso i panni sornioni e indolenti, per indossare quelli di chi, appagato del risultato, mirava solo a finire la partita con il minimo sforzo. Al Milan sono andati tanti complimenti, ma ai bianconeri i tre punti. La prossima gara sarà decisiva per il Campionato. Se la Roma perde a Napoli e la Juve supera la Fiorentina in casa, il +11 potrebbe trasformarsi in un +14 difficile da raddrizzare per i giallorossi. Altrimenti un piccolo spiraglio resterebbe ancora aperto.