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Roma, domenica 18 gennaio 2009 – É di pochi giorni fa la notizia, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale, del nuovo decreto legge che prevede i finanziamenti per le missioni civili all’estero. Nel nuovo provvedimento, dati alla mano, risulta una decurtazione di circa cento milioni di euro per le attività civili all’estero. In pratica una privazione sostanziale di fondi alle Ong e alle associazioni che lavorano nell’ambito della cooperazione internazionale. Tutto ciò a favore del ministero della Difesa, che si vede aumentare il proprio budget in maniera considerevole.
L’agenzia stampa "Lettera 22" è stata una delle prime ad evidenziare questa nuova posizione intrapresa dal nostro governo nell’ambito della cooperazione. L’agenzia tira le somme su quelle che sono le “missioni di pace” dei nostri contingenti militari impiegati all’estero. La missione in Afghanistan riceverà un corposo aumento di finanziamenti, passando dagli attuali 350 milioni in un anno a 242 solo per il primo semestre, ovvero 500 milioni a copertura dell’intero anno. Quella nei Balcani, che impiega i nostri militari nella Multinational Task Force della Nato, denominata Kfor, riceverà 97 milioni solo nei primi sei mesi a fronte dei 159 milioni stanziati per l’intero anno nella scorsa legislatura. In Libano la situazione rimane sostanzialmente invariata.
Gli altri provvedimenti
Già in precedenza, con l’approvazione della Finanziaria di quest’anno, sono stati tagliati i fondi destinati alla cooperazione allo sviluppo, togliendo quasi il 56% di quanto previsto inizialmente, riducendo di fatto il budget annuale a 320 milioni, facendo slittare l’Italia all’ultimo posto tra i Paesi che impiegano parte del Pil nella cooperazione. Il nuovo decreto legge prevede inoltre una nuova voce di spesa non prevista dal precedente governo: la somma di 16,3 milioni sarà destinata infatti all’impiego di personale militare negli Eau (Emirati arabi uniti), Bahrain e Tampa, il tutto giustificato “per esigenze connesse con le missioni in Afghanistan ed Iraq”.
Ma dall’Iraq non eravamo usciti? In verità no. Agli inizi del 2007, durante il governo Prodi, le ultime truppe italiane in Iraq hanno effettuato l’ormai usuale passaggio di consegne alle truppe locali. Ma sul territorio iracheno sono rimasti da allora operatori “tecnici”, come ufficiali e sottufficiali dell’Arma dei carabinieri, che hanno il compito di mandare avanti la missione Ntm-I (Nato training mission-Iraq) con il compito di addestrare i nuovi corpi di polizia, in alcuni distretti come Dhi Qar, per esempio.
Al danno si aggiunge la beffa
L’Italia è uno dei 191 Paesi firmatari della Dichiarazione del Millennio delle Nazioni Unite. Gli obiettivi della carta sono otto: combattere la povertà estrema e la fame, garantire l’educazione, la parità dei sessi, ridurre la mortalità infantile e migliorare la salute materna, combattere le malattie più diffuse come l’Aids, garantire la sostenibilità ambientale e sviluppare un partenariato mondiale per lo sviluppo.
Tutti questi obiettivi dovrebbero, secondo le intenzioni, essere raggiunti entro il 2015. Il governo italiano si era prefissato di portare nel 2010 allo 0,51% la parte del Pil destinata a combattere la povertà nel mondo. Con il taglio alle spese per la cooperazione, effettuato con la nuova Finanziaria, la quota di Pil non supererà lo 0,1%.
L’opposizione, con i suoi “ministri ombra”, ha attaccato la posizione presa dal governo. Il capogruppo del Pd in commissione Esteri alla Camera, Alessandro Maran, lo ha definito “una scelta inaudita”. Anche nella maggioranza ci sono da riportare posizioni contrarie al nuovo disegno di legge, come quella di Alfredo Mantica, attuale sottosegretario agli Esteri, che in passato ha ricoperto proprio la delega alla cooperazione. Intanto il Partito democratico ha presentato un emendamento che si rifà al Decreto Prodi del 2008, il quale prevede i finanziamenti per le missioni civili all’estero.