Roma, venerdì 6 giugno 2014 – Siamo nel mare aperto della Costa d’Avorio o sulle spiagge di Rio de Janeiro? Niente di tutto ciò. Il 30 dello scorso mese Musix al Teatro Studio dell’Auditorium Parco della Musica di Roma lo strepitoso concerto ideato da Raffaele Magrone per onorare diverse tipologie di generi musicali ed entrare in una dimensione di suoni e colori di varia provenienza. Un intreccio di note e linguaggi differenti in una sorta di viaggio spazio temporale, dai ritmi brasiliani al pop, dalla classica a sonorità africane, dal cantautorale al Jazz. Sullo stesso palco si va da un Capriccio dei primi del ‘900 per arpa e clarinetto a un sound Jazz con contaminazioni Afro, da musica cantautorale italiana alla Bossa Nova e al Samba Canção, dal Cool Jazz americano anni Quaranta in stile Chet Baker al Rock inglese anni Settanta dei The Police, dalle colonne sonore di Henry Mancini al rock britannico dei The Beatles. Tra sonorità raffinate, suoni di campane tibetane, voci infrangono il silenzio per trascinare il pubblico verso intense suggestioni sonore.
“Volo più in alto del cielo…senza pesi dentro l’anima se penso a ciò che ho lasciato giù…per quello che cerco e inseguo da sempre e non saprò mai definire” è il cantautore italiano Beppe Frattaroli che con chitarra e voce altamente poetica ci conduce in un’atmosfera magica da chansonnier medioevale. Poi una canzone in latino “Solitudo, dolorem…” con un ritmo che richiama vagamente il tango argentino, un brano che affronta il tema della disillusione, derivante dal fatto che nelle relazioni si cerca di colmare qualcosa che appartiene in definitiva solo a noi stessi. Inspiegabilmente irrompe un ritmo balcanico in cui nel testo si deride la superficialità della nostra epoca contemporanea, infine un brano in dialetto abruzzese, “Lu vole” che parlando delle persone che si sentono sole, parla in realtà d’amore.
D’un tratto giunge in scena il compositore carioca Augusto Alves che esegue con grande intensità “Verdes e amarelas” uno Chorinho – brano strumentale – di sua composizione . Poi assieme alla talentuosa cantante Tiziana de Angelis canta ed esegue con la chitarra “Quanto mar”, un nostalgico brano di Bossa Nova da lui composto: “E’ grande il mare, uguale al mio dolore, impossibile per noi tornar indietro”. Le piacevolissime note di un Samba Canção, composto da Alves e intitolato “Gente di Samba”, per richiamare le stesse parole della canzone, invadono e scuotono l’animo degli astanti, in un’atmosfera di festose danze. Poi un medley di tre brani in omaggio al baiano Dorival Caymmi, uno tra i principali compositori di Musica Popolare del Brasile, nell’anno in cui si celebra il centenario della sua nascita.
Augusto Alves è un originale compositore brasiliano apprezzato nel mondo ma soprattutto in Italia e in Francia, con all’attivo tre album musicali e uno in via di pubblicazione. I suoi album, realizzati con il contributo di vari nomi del panorama musicale, s’intitolano rispettivamente “E’ brasileiro” (1991) con la partecipazione in alcune tracce dell’artista Irio de Paula, “Coisa Brasileira” (1993) venduto in 25 mila copie, “Meu verso” (2001). Il quarto album pubblicato prossimamente è realizzato in Brasile con il contributo di grandi musicisti suoi conterranei, come Teo Lima (batterista di Ivan Lins e Djavan), Nema Antunes (bassista di Ivan Lins e Leny Andrade), Marcelo Martins (sassofonista e flautista di Joao Bosco, Ivan Lins e Djavan), Erivelton Silva (batterista di Rosa Passos e Leny Andrade).
Tiziana de Angelis, è una cantante e attrice di talento, in grado di stupire, con alle spalle svariate tournée a livello internazionale. Il suo ultimo cd “Mistura de raça”, realizzato con la collaborazione di grandi artisti (Roberto Taufic, Ninad, Massimo Carrano, Gilson Silveira) è stato progettato in seguito a un viaggio a Salvador da Bahia, in cui la de Angelis ha avuto modo di conoscere il Brasile nella sua autenticità e di entrare in contatto con quotati artisti del Paese Verdeoro.
Con un salto si passa a musica di contaminazione tra free jazz e sonorità di matrice africana con il quotato chitarrista compositore Laurent Digbeu e con i divertenti e dirompenti assoli percussivi del bravissimo Philippe Lago Kassis. Brani dall’andamento sincopato, in cui Digbeu canta in bété, la sua lingua d’origine in Costa d’Avorio e coinvolge il pubblico invitandolo a cantare i ritornelli delle canzoni. Nel contempo garbato e intenso il duetto tra Arpa e clarinetto a cura dei noti musicisti Raffaele Magrone (clarinetto) e Claudia Dominici (arpa) nell’esecuzione del Capriccio op. 73 di Franz Poenitz.
Notevole anche il contributo di artisti che vantano ognuno la partecipazione a numerose trasmissioni televisive e festival musicali, la brava cantante Chiara Calderale, il trombettista di grande esperienza Mario Caporilli, la brava cantante Maria Teresa Terry Commodaro, qui in veste di corista, il talentuoso chitarrista Sebastiano Forte, il rinomato bassista Lorenzo Toto Giornelli, il bravo Mauro Pedone alle campane tibetane, il noto batterista Giampiero Silvestri, la brava violoncellista Federica Vecchio. L’idea di Raffaele Magrone ha unito varie anime in un coinvolgente spettacolo dal sapore nostalgico e festoso nel contempo. Il dolore e la gioia della condizione dell’uomo sul pianeta terra al di là di ogni barriera socioculturale. Una musica che agita il sentimento con note che pur nell’appartenenza a determinate matrici culturali si riscoprono universali.