Adelphi scommette ancora sullo scrittore ischitano pubblicando il suo ultimo lavoro “Chi ha ucciso Sarah?”. L’ex pizzaiolo racconta la morte misteriosa di una giovane donna in una città spaccata tra il degrado dell’interland napoletano e la buona borghesia di Posillipo

di Anna Schiano
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Roma, domenica 21 marzo 2010 – L’autunno scorso per Adelphi è uscito il libro di Andrej Longo “Chi ha ucciso Sarah?” da un adattamento teatrale del 1998 (177 pagine, 17 euro). Un poliziesco ambientato in una Napoli stretta dalla morsa della calura di agosto e investita dallo scandalo  di Tangentopoli. Una ventenne della buona borghesia, viene trovata morta nell’androne del palazzo, dove viveva a Posillipo. È un “delitto” che sconvolge i pochi cittadini rimasti in città, ma soprattutto il giovane e ancora inesperto poliziotto Acanfora, che per la prima volta si trova davanti gli occhi spenti e immobili di una coetanea. Lo shock spinge il protagonista a un’indagine serrata che si concentra su alcuni sospettati: il fidanzato, che appare essere un tipo tranquillo, ma con il quale Sarah ha litigato poco prima di morire; l’ex fiamma, che ha collezionato reati minori e non voleva essere lasciato; infine, il vicino di casa agli arresti domiciliari.

Lo scrittore descrive l’agente con tratti che subito fanno pensare al bravo ragazzo di provincia, educato nei modi e umile nel relazionarsi con gli altri. Rispettoso nei confronti della madre e senza troppi grilli per la testa. Ma leggendo tra le righe emerge una figura dotata di forte sensibilità: uno spirito curioso e testardo, volitivo e desideroso di scoprire quell’universo umano e intimista che ci diversifica e rende tutti uguali davanti alle tragedie. Quelle raccontate sono due Napoli diverse, l’una borghese e privilegiata, l’altra degradata e abbandonata a se stessa. La città che solo in apparenza distingue i quartieri bene da quelli malfamati è sempre la stessa: gli abitanti preferiscono girare la testa per non vedere che si è portata via un’altra vita. Acanfora è un principiante e come tale si pone delle domande. Questa vicenda alla fine lo lascerà con una certa amarezza, ma segnerà anche l’inizio della sua crescita personale.

La lingua adoperata da Longo è infarcita di espressioni napoletane italianizzate e ricorda Camilleri nel modo di rendere comprensibile a tutti la musicalità del dialetto. Questo è uno dei motivi per cui la casa editrice Adelphi, molto selettiva nella scelta degli autori italiani da presentare, ha deciso di puntare sullo scrittore ischitano. L’ex pizzaiolo che porta un nome, con cui il padre ha voluto rendere omaggio a “Guerra e Pace”, ha pubblicato diversi libri come “Più o meno alle tre”, “Adelante” e “Dieci”, che gli hanno fatto guadagnare diversi riconoscimenti tra cui il Premio Chiara e  il Bagutta. Da oltre dieci anni scrive per il teatro, basti ricordare “Un pensiero per Olga” e “Falene”, da cui è stato tratto anche un film.

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