Roma, mercoledì 14 novembre 2012 – Il disco numero 7 di Niccolò Fabi si intitola “Ecco” e racchiude 11 brani inediti. Il percorso sonoro che si dischiude all’ascolto è originale e variegato e tocca numerose corde emotive. Niccolò Fabi ha 44 anni e da 20 presenzia la scena musicale italiana. Impossibile, diciamolo subito, dissociare questo disco dai fatti privati e ben noti che hanno portato l’artista all’attenzione dei media nel 2010, ossia la morte della figlia di appena due anni. Impossibile non considerarlo, almeno in maniera metaforica, “la trasformazione del dolore e la ricerca costruttiva del senso di un incubo”che Fabi stesso definiva,nel comunicato stampa con cui annullava il tour di quell’anno, conditio sine qua non per un ritorno sul palcoscenico.
Ed ecco il ritorno. L’infarinatura pop è solo una chiave di lettura superficiale per un disco che presenta una complessità apprezzabile ancora una volta, soprattutto nella scrittura, riflessiva e accurata, marchio di fabbrica dell’artista romano. Attraverso i testi si delinea il movimento di un sé, a tratti malinconicamente orfano e smarrito (Una buona idea), a tratti responsabile di quel male contemporaneo che è l’egocentrismo (Io); dai ricordi infantili (I cerchi di gesso), al conflitto con se stesso (Indipendente), cisi apre con semplicità verso la scoperta della bellezza (Elementare), passando per i sedimenti delle occasioni mancate (Le cose che non abbiamo detto). Ed è così che questo “tutto che ancora si ostina a cercare una via” (Sedici modi di dire verde), ci accompagna verso la conclusione con i due ultimi pezzi, un inno al viaggio (Lontano da me) e la commovente “Ecco”, voce graffiante e sofferente, a raffigurare “l’attimo” in cui si avverte se stessi, l’ unione dei pezzi smarriti e disseminati nel percorso della vita.
“Di certo è un disco che è nato da un forte desiderio di libertà”, dice Fabi, “seguendo l’ispirazione del momento più che un progetto scritto a tavolino. La volontà era quella di limitare la parte razionale e lasciare andare l’istinto e il sentimento”. In tre settimane di lavoro trascorse nello studio di registrazione di Roy Paci in Salento, avvalendosi della collaborazione di sei musicisti e amici – Roberto Angelini, Gabriele Lazzarotti, Riccardo Parravicini, Fabio Rondanini e Daniele Rossi – con cui ha arrangiato, cantato, suonato e inciso le tracce , “ecco” la declinazione intima e al tempo stesso corale, leggera e al tempo stesso sofferta, del desiderio di libertà , tradotto in musica da Niccolò Fabi.
Vanessa De Luca