Remake di un fortunato film francese, "Benvenuti al Sud" conquista il pubblico italiano, prendendo in giro i luoghi comuni che vedono contrapposti milanesi e partenopei. Metafora di un certo retropensiero sul Meridione, il film ha suscitato polemiche eccessive
di Marina Carbone
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Roma, mercoledì 1 dicembre 2010 – Nord-Sud. E’ l’antitesi che accomuna due buone pellicole, una francese, “Giù al nord” e “Benvenuti al Sud”, il riadattamento nostrano. Terzo incasso dell’anno dopo "Shrek 4" e "Toy Story 3", il film si merita una pagina di nota su "Le Figaro", che annuncia: “La società Pathé vuole riacquistare i diritti sul film per un eventuale riadattamento”. Fatto, questo, assai curioso, visto che “Benvenuti al Sud” è già remake dell’originale “Giù al nord”, distribuito in Francia nel 2008. Su come sia nata l’idea del remake, risponde Giampaolo Letta (AD di Medusa) in un’intervista di Anna Finocchiaro: “Quando abbiamo visto l’originale francese abbiamo tutti pensato che fosse un film perfetto per la realtà italiana”. E in effetti l’impressione che si ha guardando “Giù al nord” è quella di poter immaginare la stessa storia in una location tutta italiana, dalla Lombardia alla Campania -prototipi regionali opposti per eccellenza-, ancora più azzeccata e apprezzabile dal nostro pubblico. Alberto, impiegato alle poste di un paesino della Brianza, viene trasferito per punizione nel Sud Italia –per essersi finto disabile per ottenere un ambìto posto nell’impeccabile Milano –. “Sud, tipo…Bologna?”.”No, vicino Napoli”. Battuta, la prima, che calza alla perfezione sulle labbra di Alberto, interpretato da un Claudio Bisio qui più lombardo che mai. L’impiegato e la moglie (Angela Finocchiaro) sono la tipica coppia borghese che vive di Duomo, aperitivi e pay tv.
Per i due il Sud è una terra abbandonata a sé stessa, i cui padroni sono un vulcano, la camorra e tanti, tanti rifiuti. Armato di giubbotto anti-proiettile, Alberto parte a suon di stornelli popolari lombardi, alla volta dell’inferno. Eppure, dopo un primo impatto non proprio idilliaco, dovrà ricredersi: i cilentani sono gente onesta e ospitale. A chi, come Liberazione o L’Unità, accusa il film di affrontare con superficialità e incoerenza la tematica del contrasto va detto che si tratta di una commedia divertente sul confronto e non di un reportage politico. L’obiettivo – la scelta del comico napoletano Alessandro Siani come impiegato delle poste di Castellabate non è casuale – è quello di far sorridere. E Luca Miniero ci riesce bene, nonostante il regista abbia affrontato prove più serie, come il cortometraggio “Piccole cose di valore non quantificabile”, sul delicato tema della violenza sulle donne. Nel caso di “Benvenuti al sud”, invece, una certa leggerezza viene apprezzata, soprattutto quando riesce, senza grandi forzature, a far ridere insieme terroni e polentoni.