Ritorna, dopo il successo della scorsa stagione, l’opera più famosa di Wagner. Considerata punto di non ritorno nella storia dell’opera romantica e punto di partenza della musica moderna

di Antonella Furci
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Milano, sabato 7 febbraio 2009  –  «Poiché in vita mia non ho mai gustato la vera felicità dell’amore, voglio erigere al più bello dei miei sogni un monumento nel quale dal principio alla fine sfogherò appieno questo amore. Ho sbozzato nella mia testa un Tristano e Isotta ; un concetto musicale della massima semplicità, ma puro sangue; col bruno vessillo che sventola in fine del dramma, voglio avvolgermi per morire!» . Questo famosissimo passaggio della lettera che Richard Wagner scrisse a Franz Liszt nel dicembre 1854, è insieme premessa e epigrafe di “Tristan und Isolde”, l’opera teatrale più sconvolgente e più famosa della musica occidentale che sia mai stata composta.

La grande opera wagneriana ritorna al Teatro alla Scala il 5 febbraio, con Daniel Baremboim direttore e Patrice Chéreau regista, insieme ai due grandi interpreti Ian Storey e Waltraud Meier, molto applauditi la scorsa stagione. Tristan und Isolde costituisce il capolavoro del Romanticismo tedesco e, allo stesso tempo, il pilastro della musica moderna. Grazie al suo linguaggio fortemente innovativo, Wagner ha dato forma a uno dei miti più antichi d’Europa, riuscendo ad esprimere l’idea dell’amore come forza capace di vincere ogni ostacolo, compresa la morte, e a celebrare, così, quell’amore ideale che non può trovare spazio nella realtà. La storia dei due innamorati ha avuto, lungo i secoli, diverse versioni. Quella su cui il compositore si è basato, è tratta dall’omonimo romanzo del XIII secolo di Gottfried von Strassburg. Wagner condensò la vicenda in tre atti, staccandola quasi completamente dalla storia originale e caricandola di allusioni filosofiche di stampo schopenhaueriano, tipiche del pensiero ottocentesco che dominava l’epoca. Il I atto ha inizio con Isolde, principessa d’Irlanda, in viaggio verso la Cornovaglia promessa sposa a re Marke. La donna è molto triste, ha da poco scoperto che Tristan, l’uomo che la scorta e nipote del re Marke, è in realtà il cavaliere a cui  tempo prima salvò la vita, ma che dopo scoprì essere l’ uccisore di Morold, suo fidanzato. Decisa a vendicarsi, nel momento in cui si trovava con la spada in mano, fu subito colpita dal suo sguardo che la bloccò.

La ragazza però continuava a portare rancore, così poco prima di sbarcare, fece prendere alla sua serva Brangäne una coppa, con dentro un filtro velenoso, che porse a Tristan in segno di pace. Non appena questi si mise a bere, Isolde gli strappo dalle mani la coppa e continuò a bere l’ultimo sorso, nell’intento di farsi morire pure lei. Ma Brangäne aveva sostituito la bevanda mortale con il filtro d’amore. Tristan e Isolde si guardano, in preda alla più intensa emozione, in estasi, si abbracciano a lungo, senza rendersi conto di ciò che accade intorno a loro. Nel frattempo, però, i marinai annunciano che re Marke è in arrivo col suo seguito. Da questo momento ha inizio la drammatica vicenda dei due innamorati, che si sviluppa lungo il II e il III atto. I due giovani dovranno amarsi di nascosto nel buio della notte, fin quando il destino non darà loro scampo e saranno costretti a suggellare il loro amore in altra vita.

La stesura dell’opera fu terminata nel 1859, ma Wagner dovette aspettare ben sei anni prima di vedere rappresentato quello che sarebbe diventato uno dei suoi più grandi capolavori. Il 10 giugno 1865, finalmente, Tristan und Isolde andò in scena al Konigliches Hof und Nationaltheater di Monaco.

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