Roma, lunedì 21 ottobre 2013 – Con l’espressione montagne russe (talvolta dette anche ottovolante) si intende un’installazione tipica dei luna park e dei parchi divertimento, il cui tracciato è composto da repentine salite e discese, curve paraboliche e, nelle tipologie più moderne, anche evoluzioni particolari. Evoluzioni che la Roma sta mostrando da inizio stagione. Un continuo sali e scendi di emozioni che in altri anni facevano palpitare i sostenitori giallorossi, temendo sempre risultati negativi e che, in questi tempi, rendono tranquilli e fiduciosi. Anche se manca la luce, la Roma ci vede bene. E come un gatto, balza in testa alla classifica. Roma capoccia direbbe qualcuno. Solo fortuna replicano dall’altra sponda, ma difficile che ti possa dire bene per 8 partite di fila. C’è altro. Molto, molto altro. C’è un allenatore capace di sapere ricominciare in una città reduce da una stagione delle più tragiche della sua storia calcistica (e forse non solo). C’è una squadra con la giusta cattiveria, la giusta voglia di spaccare il mondo e, come recita il suo ormai celebre slogan, la sua fame di vittorie (“hungry for glory”). C’è una mentalità da grande. C’è aria di rivoluzione. Aria leggera come la Roma, che vola giornata dopo giornata lassù, in testa, tra le nuvole. Tornando alla luce. venerdì sera è mancata in campo e per circa 20 minuti black out totale. Quando Totti è uscito per infortunio, come Icaro verso il sole, sono mancate le ali per volare fino al sole, alla gloria, alla vittoria. Si stava cadendo in picchiata. Ma quest’anno la roma è famelica come un felino. Seppur senza luce, senza guida, appunto, ha saputo guardare avanti e trovare un’altra torcia in campo ad indicarle il cammino. Seppur meno fioca del numero 10 giallorosso, per storia, età, palmares (un po’ tutto), Miralem Pjanic ha saputo far riprendere quota alla squadra capitolina, prendendola per mano (in questo caso per zampa) come un cane fa al suo padrone cieco per attraversare la strada. Per evidenziare ancora di più la sua aurea, la sua fiamma, l’uomo torcia ha dovuto sdoppiarsi, siglando una doppietta. Qui non si attraversano strade, ma si scalano montagne. “Sputò per terra, fece del fango con la saliva, spalmò il fango sugli occhi del cieco e gli disse: «Va’ a lavarti nella piscina di Siloe (che significa Inviato)». Quegli andò, si lavò e tornò che ci vedeva.” Questo poc’anzi narrato, è uno dei miracoli fatti da gesù ed è contenuto nel solo Vangelo secondo Giovanni (9,1_41). Miracolo. Ma non di San Gennaro, per dispiacere dei partenopei. Un miracolo chiamato Roma. Perchè la Roma è una religione. Musica e testo di Rudi Garcia.
I primi minuti di gioco non sono palpitanti, ed il popolo dell’Olimpico, distratto dall’arrivo di Maradona, preferisce rivolgere lo sguardo verso le tribune , trovando quello spettacolo più interessante. Incoraggiata dalla passività del Napoli, la Roma prende in mano il centrocampo quasi per forza d’inerzia, ma inevitabilmente fatica a trovare gli spazi che le sono congeniali. I partenopei, dal canto loro, non vanno oltre qualche lungo lancio poco preciso. Per provare a mettere i brividi a Reina, i padroni di casa devono aspettare che i partenopei prendano un briciolo di coraggio. Appena gli ospiti si allungano, i ragazzi di Garcia si avvicinano all’area avversaria con gli ormai abituali scambi veloci palla a terra: un’innocua zuccata di De Rossi e un sinistraccio di Gervinho, però, non possono mettere paura al portiere spagnolo. Il primo colpo di scena, allora, arriva poco dopo la mezz’ora, quando Rudi Garcia è costretto ad effettuare il primo cambio del match. Per la Roma è il peggiore possibile, visto che a lasciare il campo è l’infortunato Totti: Borriello entra in campo ma l’assenza del capitano si sente. Senza il proprio leader, la squadra capitolina sbanda subito, regalando a Pandev un’occasione colossale per sbloccare il risultato. Il Napoli continua a spingere, andando nuovamente ad un passo dal goal con un palo esterno di Insigne, ma nel finale di frazione la sorpresa è in agguato. Il nuovo entrato Cannavaro è costretto a fermare con le cattive lo scatenato Gervinho: sulla punizione conseguente, Pjanic (nella foto) supera Reina con il suo destro fatato e all’ultimo istante del tempo porta la Roma in vantaggio.
Lo shock del goal subìto un attimo prima dell’intervallo fa rientrare in campo i ragazzi di Benitez caricati a molla. La posta in palio è altissima e il Napoli non ha alcuna voglia cedere l’onore delle armi senza combattere. La metà campo giallorossa si colora subito d’azzurro: i ragazzi di Rudi Garcia si difendono negli ultimi venti metri e gli ospiti, seppur senza troppa lucidità, li stringono d’assedio. Se entrare in area è operazione complicata, ecco che le soluzioni dal limite diventano le più indicate: Inler, uno che quando intravede la porta non si fa pregare, va ad accarezzare il palo alla destra di De Sanctis con un siluro da fuori. Con l’andare dei minuti il numero uno della Roma inizia a vedere da troppo vicino le sagome degli ex compagni: un altro molto bravo a colpire da lontano è Hamsik, a sua volta ad un passo dal pari con un sinistro velenoso. Il goal sembra essere nell’aria, per favorirlo Benitez inserisce anche Higuain, un tipo che negli ultimi sedici metri difficilmente perdona. Con il ‘Pipita’ in campo, gli ospiti provano ad aumentare ulteriormente i giri del motore: la Roma sembra avere il fiato corto, ma nella prima vera ripartenza della ripresa è letale. Quando Borriello cade in area dopo uno scontro con Cannavaro, Orsato concede il penalty ed estrae il secondo giallo in faccia al centrale di Benitez: Pjanic non fallisce dal dischetto e la partita, di fatto, va in archivio. Con un uomo in meno, gli ospiti non hanno la forza per rialzare la testa. L’ingresso in campo di Dzemaili al posto di Inler non può certo cambiare il peso offensivo del Napoli, che vorrebbe partire all’assalto ma finisce per farlo senza le munizioni giuste. Per l’insuperabile difesa guidata da Benatia e Castan il compito non è difficile: e l’ottava meraviglia giallorossa diventa realtà.
La Roma vola in testa anche grazie a Montella. So che l’assonanza delle parole “Montella” e “volare” evoca negli occhi dei tifosi romanisti dolci ricordi. Ma questa volta non c’entra la classica esultanza dell’ex aereoplanino giallorosso. C’entra piuttosto perchè ora tecnico della Fiorentina, autrice domenica di una partita epica contro la Juventus, altra antagonista della Roma per i sogni scudetto. Il tecnico napoletano (guarda il caso), rimontando una partita ormai data per persa da tutti, ha mandato la roma a +5 dai rivali bianconeri. Come quello storico 6 maggio 2001, quando l’all’ora attaccante giallorosso insaccò alle spalle di Van Der Sar, quello che da tutti è stato poi ribattezzato il gol scudetto, regalando il 3 titolo della storia giallorossa e stroncando il “volo” della juve a qualsiasi sogno di gloria. Amarcord. Dolci Amarcord. Corsi e ricorsi storici che impongono alla Roma di crederci. In fondo sognare è gratis. E si sa: nei sogni si vola. La Roma lo ha già fatto 8 volte. “Volare oh oh cantare oh oh oh, nel blu dipinto di blu, felice di stare lassù, e volavo volavo felice più in alto del sole ed ancora più sù, mentre il mondo pian piano spariva laggiù, una musica dolce suonava soltanto per me”. E gridava: Roma, Roma, Roma…