L'ex segretario Pd, Walter Veltroni

L’ex segretario dei democratici si dimette. Sul futuro del centrosinistra aleggiano oscure nubi, il partito democratico si rivela un sogno non ancora realizzato, un’accozzaglia di anime diverse e distanti che faticano a trovare sintesi, un’idea comune in cui credere

L'ex segretario Pd, Walter Veltronidi Andrea Aidala
aaidala@lacittametropolitana.it

Roma, mercoledì 18 febbraio 2009 – Un sogno durato 16 mesi. Il partito democratico perde il suo leader, Walter Veltroni si dimette da segretario. Il suffragio che lo aveva incoronato a guida del primo grande partito italiano ad aspirazione maggioritaria è già storia. All’indomani della sconfitta in Sardegna, le parole dell’ex sindaco di Roma raccontano una speranza infranta, un sogno che non è riuscito a realizzare.
Veltroni oggi, nello stesso luogo che lo vide trionfare alle primarie e festeggiare per la vittoria di Obama alla Casa Bianca, nella sala Adriano di Piazza Di Pietra a Roma, saluta alcuni dei suoi compagni di viaggio, augurando loro di continuare a credere, di coltivare l’ideale di un partito nuovo e soprattutto di una nuova politica: ringrazia Franceschini per la sua “lealtà, una virtù rara in un uomo politico”, Fassino, Finocchiaro, Soro, Napolitano, Scalfaro, Ciampi, ma anche Fini e Schifani, “per la loro correttezza”. Nessun riferimento ai non presenti, D’Alema e Rutelli.
Veltroni si scusa con i colleghi ed elettori per aver fallito, ammettendo le sconfitte e le proprie colpe: “Non sono riuscito a fare il partito che volevano i milioni di elettori delle primarie, la responsabilità è mia”… “Ora lascio con assoluta e intima serenità, senza sbattere la porta”.

Un’ammissione di responsabilità, quella dell’ex leader del Pd, dovuta a tutti i suoi sostenitori e forse anche un po’ a sé stesso. Errori ed imprudenze hanno segnato non solo il crescere del nuovo partito italiano, ma anche il suo nascere. La voglia, o forse l’esigenza dovuta alla ristrettezza dei tempi, di rompere con il passato e prendere le distanze etichettando come desueto e intimamente sbagliato l’esperienze dell’Ulivo e dell’Unione, la fretta di creare la sintesi di anime antinomiche in un’unica formazione politica, questo, a parere di molti, il primo sbaglio. Lo stesso sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, martedì scorso, ha ammesso: “ è il Pd nel suo insieme che non va”… “ in questi mesi si sta dimostrando non all’altezza della situazione. Non si affrontano i problemi organizzativi, non si sviluppa un dibattito politico-strategico all’interno del partito, la dialettica è ancora bloccata sulle vecchie leadership e non si promuovono forze giovani”.
Il Pd appare un agglomerato di politici legati al proprio personale passato, diessini e margheritini miscelati insieme, tutti a costruire qualcosa di cui non se ne ha idea. Chi guarda a Centro, chi a Sinistra e chi rimane immobile, nessuna linea comune, alcuna sintesi, diversi orti elettorali da coltivare.

Manifestazione PD al Circo Massimo, RomaIl centrosinistra è caduto sotto i colpi inferti da se stesso e non dal berlusconismo e dal di pietrismo, non è opportuno criticare chi rimpiange il vecchio centro-sinistra, ovvero la commistione di diversi partiti uniti da un unico programma. Certo, anche questa esperienza ha rivelato le sue ombre, difetti congeniti che prefiguravano ogni volta un sicuro fallimento, ma indubbiamente rappresentava una realtà chiara, una sfida reale. Della precoce e forse imprudente formazione del Pd, Veltroni non è certo l’unico artefice, le responsabilità sono addebitabili alla dirigenza nel suo insieme, attenta a mostrare al pubblico tutta la precarietà di un partito che aveva promesso di cambiare il futuro della politica italiana. L’ex leader dei democratici ha probabilmente compiuto alcuni errori tattici pagati cari alle urne. Uno dei più importanti, il promettere di “correre da soli” prima, per poi prendere a braccetto Di Pietro, per poi ancora scaricarlo. Ad affossare i democratici, anche, lo scandalo della sanità abruzzese e l’arresto del presidente delle giunta regionale Ottaviano del Turco, la vicenda Romeo e ultima, ma non meno importante, quella napoletana.

Il futuro del partito rimane incerto. L’era del dopo Veltroni sarà decisa Sabato, giorno in cui si apriranno i lavori dell’Assemblea costituente, ma già domani inizieranno le consultazioni tra i vertici del Pd ed i segretari regionali e provinciali.
Veltroni ha invitato la platea di sala Adriano ad attendere le europee, ormai alle porte, prima di indire un nuovo Congresso e affidare temporaneamente la reggenza a Franceschini, nonostante ciò, negli ambienti, cominciano già a circolare i nomi dei possibili successori all’ex segretario dimissionario: lo stesso Franceschini, una nomina all’insegna della continuità, e Bersani, attuale ministro del Governo Ombra, apparso ultimamente profondamente diverso e più politico rispetto al vecchio Bersani fautore delle liberalizzazioni.

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