Roma, martedì 14 giugno 2011 – Siamo ad un cambiamento epocale, Silvio Berlusconi ed Umberto Bossi non più in armonia con l’ala moderata non han più la maggioranza nel Paese. Il Referendum sancisce la sconfitta del centrodestra. Era da metà anni Novanta che in Italia non si raggiungeva il quorum. Si è recata alle urne, tra residenti e cittadini italiani dall’estero, una mole di 27 milioni di elettori, comprensiva anche di metà dell’elettorato di centrodestra, che non ha praticato l’astensionismo caldeggiato dai propri leader di partito. Il Referendum, vinto da una montagna di Si, fornisce una risposta di una tale portata da assumere chiara valenza politica. Dopo le elezioni amministrative di fine maggio in cui il centrosinistra ha conquistato Milano, Napoli, Trieste e Cagliari, il Referendum del 12 e del 13 di giugno 2011 sancisce il crollo del consenso di Lega e Pdl. Quanto più i TG hanno glissato nel porre al corrente l’elettorato circa i quesiti referendari, tanto più il Web si è rivelato fondamentale a livello d’informazione. Una scossa civile ha fatto tremare i palazzi del potere. La società si è di nuovo impadronita di un grande strumento democratico, ponendo uno stop al programma del governo.
Il senatore del Partito Democratico Stefano Ceccanti ha inoltre presentato un’interrogazione parlamentare in merito alle illegittime esternazioni del ministro Roberto Maroni e del Premier del 13 di giugno, ad urne ancora aperte. Il leghista Maroni, con il voto ancora in corso, aveva dichiarato che secondo le proiezioni del Ministero dell’Interno l’affluenza sarebbe stata alta, mentre il leader dei Verdi Angelo Bonelli aveva additato ciò come tentativo di disincentivazione dell’elettorato in ore decisive per il raggiungimento del numero minimo dei votanti. Il silenzio elettorale era stato arbitrariamente infranto anche da Berlusconi. Il Premier, durante la conferenza stampa col primo ministro d’Israele Benjamin Netanyahu, in barba alla Legge 212 del 1956, aveva affermato che l’Italia avrebbe dato addio al nucleare in seguito alla consultazione del popolo italiano.
Il 22 di giugno Berlusconi tenterà di giocarsi l’ultima carta, proverà il rilancio attraverso la riforma fiscale. In tale data infatti avrà luogo alle Camere il voto di fiducia ai sottosegretari, ma è irreale pensare che una maggioranza così disastrata possa porre in atto le riforme di cui necessita il nostro Paese. Il Pd e l’Udc chiedono a gran voce le dimissioni del Premier per poter andare a nuove elezioni.