Milano, lunedì 7 ottobre 2013 – Roma possiede 7 colli, ha avuto 7 re, ed ora ha anche 7 vittorie consecutive. Questo connubio tra città e squadra, fa sì che questo paragone non è del tutto azzardato. Ormai Garcia ha consegnato la Roma nella storia, quindi fa parte di essa come i re ed i colli. E’ leggenda. Come il suo capitano.“Noi siamo quello che mangiamo” è una celebre frase del grande filosofo tedesco Ludwig Feuerbach. E chi meglio di Francesco Totti, che è cresciuto a pane e Roma, può incarnare al meglio questo detto? E’ l’immagine di Roma e della Roma. E lo sarà per altri 3 anni almeno in campo. Ormai i suoi numeri fanno mettono in imbarazzo anche gli stessi tifosi avversari che, come è successo sabato a Milano, non possono fare altro che alzarsi in piedi ed applaudire un Dio del calcio sceso in terra a far strabuzzare gli occhi e a regalare sogni ed immagini a milioni di persone. Come sul terzo gol della Roma, dove dà il là al contropiede con una giocata poetica, divina, che avrebbe ispirato ogni artista per un’opera epica, leggendaria. Leggendaria lo è stata anche a San Siro, dove non ha mai vinto e convinto così come ha fatto sabato sera. Come del resto nessuna Roma passata ha mai iniziato con una marcia del genere: 20 gol fatti, 1 solo subito. Insieme fa 21. I punti della Roma. Pieni, gonfi e meritati.
Il calore di San Siro, sommato all’entusiasmo che accompagna la Roma (più di 5000 tifosi) , regala alla sfida un buon ritmo fin dai primissimi minuti. L’andazzo del match, almeno in avvio, è capovolto rispetto alle previsioni: mentre l’Inter prova a fare la partita, la squadra di Rudi Garcia prova a rendersi pericolosa con ripartenze velocissime. Delle due strategie, quella nerazzurra sembrerebbe dare i frutti migliori, ma nel primo quarto d’ora produce solo un innocuo destro da fuori di Taider. Nello sviluppo della sua manovra, la squadra di Mazzarri riesce ad essere abbastanza fluida: quello che manca è l’ultimo passaggio, anche perché là davanti Palacio è troppo solo per rappresentare un’importante valvola di sfogo. Chi ha qualità per essere un punto di riferimento decisivo è invece Totti, che dalla parte opposta tramuta in oro la prima palla buona, fulminando Handanovic con un destro radente dal limite. Trovatasi improvvisamente sotto di un goal, l’Inter non fa mancare la sua reazione. Aumentando intensità e dinamismo in mezzo al campo, chiude gli ospiti nella propria trequarti, ma al momento della conclusione non è fortunata: dopo il clamoroso palo colpito da Guarin con un gran destro dal limite, Alvarez ci prova di testa ma trova De Sanctis sulla sua strada. Gli ospiti, preoccupati, arretrano pericolosamente, ma alla lunga riescono a gestire senza eccessivi brividi la sfuriata nerazzurra. Appena l’Inter affievolisce la propria spinta, la Roma riprende a pungere in contropiede. La difesa di Mazzarri, arma in più in questo avvio di stagione, si trova impreparata di fronte alla rapidità degli avanti giallorossi. Il primo ad andare in tilt è Alvaro Pereira, che stende ingenuamente Gervinho in area e permette a Totti di raddoppiare dal dischetto. Poi, quando l’Inter si sbilancia alla ricerca di un gola che riapra la partita, i ragazzi di Rudi Garcia la chiudono con un’altra ripartenza fantastica, finalizzata da uno splendido diagonale di Florenzi: la Roma va negli spogliatoi sul triplo vantaggio, San Siro è ammutolito.
Il risultato del primo tempo impone a Mazzarri di cambiare subito il volto della sua squadra, aumentandone il peso offensivo con l’inserimento di Icardi al posto di Alvaro Pereira. L’argentino dà l’impressione di poter dare vivacità all’attacco nerazzurro, ma la squadra più pericolosa resta ancora quella di Rudi Garcia, che in avvio di ripresa punge Handanovic con una bella girata volante di Florenzi. I padroni di casa, spinti dai nervi più che da una manovra lucida, schiacciano gli ospiti negli ultimi trenta metri, ma non riescono a dare la sensazione di poter far male. Per provare a dare un minimo di ordine in più, Mazzarri butta nella mischia Kovavic, ma la qualità della manovra non ne trae i vantaggi sperati: con Taddei al posto dell’ammaccato Pjanic, la squadra giallorossa si difende con relativa tranquillità, anche se non riparte più. La gestione della sfida da parte degli ospiti, naturalmente, è decisamente diversa rispetto alla prima frazione: avanti di tre goal, la Roma può limitarsi ad aspettare, limitando al minimo le ripartenze veloci. Di contro, Mazzarri non ha proprio niente da difendere: l’inserimento della terza punta (più Alvarez), Milito al posto di Guarin, diventa una mossa quasi obbligata, ma ancora una volta serve a poco. Mentre i nerazzurri pasticciano al limite dell’area avversaria, abusando delle conclusioni da fuori, i capitolini vanno ad un passo dal poker con l’imprendibile Gervinho, fermato solo da un grande intervento di Handanovic. Neanche l’ingenuità di Balzaretti, che ad un quarto d’ora dal termine trova il modo di lasciare i suoi in dieci, dà la scossa all’Inter. Con Dodò al posto di Totti, ultimo cambio dopo quello Marquinho-Florenzi, la Roma si difende con ordine e chiude la gara senza eccessivi patimenti: i cinquemila tifosi giallorossi giunti a San Siro festeggiano, esalatati dalla settima vittoria di fila.
“In hoc signo vinces” verrebbe da dire. Nel segno di Roma e della romanità. Totti e Florenzi. Il primo con 230 gol in Serie A, 300 gol in carriera e 100 gol su rigore, si consegna alla storia ancora una volta, ormai ci è abituato. Il secondo, in un ruolo inedito per lui, si sta dimostrando la vera arma in più della squadra di Garcia, dando equilibrio e gol. Il capitano (nella foto) giallorosso manda baci al settore ospiti, come gli Dei hanno baciato i suoi piedi 21 anni fa, consegnando al mondo intero del pallone un autentico fuoriclasse. Venditti canatava: “Quanto sei bella Roma, quando è sera”. Beh, non gli si può dare certo torto. Per ben 7 volte. Si sa: repetita iuvant.