Roma, mercoledì 22 ottobre 2014 – La partita di ieri sera è stato uno schiaffo tremendo che non dice la verità sulle rispettive squadre che si sono incontrate all’Olimpico di Roma. Non ci sono sette gol di differenza tra la Roma e il Bayern. È importante pensarlo. È anche importante crederlo, o per lo meno sperarci. Altrimenti, per le squadre italiane sarebbe meglio evitare di spendere forze fisiche e mentali (oltre ai soldi per gli spostamenti) per provare a confrontarsi in Champions League. La squadra di Guardiola è andata al riposo con un vantaggio di 5 reti a zero, senza che i giallorossi avessero provato a fermare la corazzata tedesca. I commentatori di Sky hanno sottolineato che sembrava di assistere alla semifinale mondiale tra Germania e Brasile, dove i padroni di casa sono stati annichiliti e annullati. Stessa cosa è accaduta ieri sera. Nella prima frazione di gioco l’aggressività del Bayern, unita alla passività della Roma, ha portato i giallorossi a subire cinque reti in soli 35’. In pratica ogni tiro in porta era un gol. Nella ripresa la Roma è rientrata in campo meno molle e passiva. Ha cambiato Florenzi per Totti, fermo e avulso dal gioco per tutti i primi 45’, e Holebas per Ashley Cole, anche lui che dovrebbe apportare esperienza e personalità in campo internazionale poco reattivo. Gervinho, che nel primo tempo aveva impensierito il portierone del Bayern subito dopo il primo gol, illudendo i tifosi di una reazione giallorosa, si è finalmente innescato e per i primi 20 minuti la Roma ha sfiorato in più di un’occasione il gol, con degli interventi che hanno esaltato la forza e la bravura di , di certo il miglior portiere al mondo. Alla fine l’ivoriano, dopo un palo pieno e una parata clamorosa che ha dell’incredibile ancora adesso, è riuscito a infilare il Bayern grazie ad un contropiede veloce e imprendibile. Ma dopo il gol è tornata notte fonda. Shaqiri e Ribery entrati nella ripresa hanno ampliato lo score gettando sempre di più i tifosi e la squadra nella depressione.
Per fortuna nulla è perduto nella classifica del girone. Il Manchester City ha pareggiato alla fine con il CSKA di Mosca e la Roma, in virtù di questo rimane a 4 punti ma a due lunghezze di distanza dai Campioni d’Inghilterra. Nel dopopartita Garcia, con onestà, si è preso le responsabilità della sconfitta. La squadra doveva restare chiusa e accorta in difesa, evitando di avventurarsi in avanti nella foga di trovare il gol del pareggio, ha detto il tecnico francese. Spiegazione plausibile. Ma quello che tutti hanno visto ieri sera è stata una squadra catatonica nella prima parte frazione di gioco. Incapace di contrastare gli avversari, che per quanto forti possano essere giocavano comunque 11 contro 11. La Roma era nel buio più totale. Bloccata mentalmente fin dal primo momento in cui è scesa in campo. E bloccato era anche Garcia con lo sguardo terreo, la bocca aperta e l’incapacità di scegliere una strategia adeguata per compattare la squadra prima che il passivo fosse troppo ampio. Il tecnico non è riuscito ad attivare le contromosse immediatamente. La Roma dopo il secondo gol ha subito un blocco psicologico. Centrocampo e difesa giravano a vuoto come un motore cui non si rilasci la frizione. Non erano gli uomini di Guardiola a essere marziani, ma i giallorossi. Marziani in difficoltà nell’atmosfera terrestre dello Stadio Olimpico, impacciati dalla forza di gravità.
Meglio il secondo tempo quando ormai i giochi erano fatti. Il gol di Gervinho è stato il classico gol della bandiera, anche se alla crescita della Roma ha corrisposto il calo del Bayern con l’ingresso delle seconde linee e la squadra di Guardiola che non pressava più come nel primo tempo. Adesso fra quindici giorni ci sarà il ritorno in casa dei padroni di Germania e la cosa non promette bene per la Roma che dovrà evitare un’altra goleada. La tattica in quel caso sarà chiara: giocare accorta e abbottonata con il classico catenaccio all’italiana per ripartire in contropiede. Gli uomini ci sono per fare questo tipo di partita, bisogna vedere se ci sarà la voglia da parte di Garcia di cambiare atteggiamento mentale. Una cosa è certa dalla pesante sconfitta di ieri è venuta fuori una Roma ridimensionata nella sua volontà di far bene in Europa. Ma per fortuna non tutte le squadre si chiamano Bayern Monaco.