Roma, martedì 3 marzo 2015 – Erano 9 punti prima del big match e rimangono 9 dopo. Non cambiano le distanze in testa al Campionato e l’unica vera notizia è l’ennesimo pareggio dei giallorossi davanti al pubblico di casa. Finisce infatti 1-1 Roma-Juventus, gara attesa dai padroni di casa per un intero girone e poi giocata al piccolo trotto. Doveva essere un inferno è stata una passeggiata per la Juventus di Allegri, che ha rischiato di vincere e ha subito il ritorno degli avversari solo negli ultimi 20 minuti, incassando il pareggio per una giocata occasionale, ma senza rischiare molto di più. I bianconeri potevano chiudere la partita e ammazzare il Campionato anzitempo, volando a +12 sulla Roma (ma su questo ci torneremo). Un po’ di stanchezza nelle gambe e il solito snobistico sentimento di superiorità, con la convinzione di poter tenere la gara sotto controllo, ha giocato a suo sfavore. Come contro il Cesena, ottenuto il vantaggio la Juventus non ha cercato il colpo del ko, ma ha badato a chiudersi, incassando il gol del pareggio. Poco male questa volta, perché la gara era importante e superare la prova restando a + 9 dalla seconda non era scontato qui all’Olimpico di Roma. Però il rammarico di vedere una squadra nettamente più forte di ogni avversario in Italia non giocare è grande nei tifosi. Da alcune settimane la Vecchia Signora ha di fatto rallentato il ritmo. E questo l’ha portata ad alcune performance sinceramente sottotono, grigie e prive di luce.
Per tornare alla cronaca dei fatti, la Roma ha dimostrato ancora una volta di essere poca cosa in questo momento. Ha fatto possesso palla e ha cercato di costruire gioco attraverso una trama di passaggi tanto fitta quanto sterile, arrivando a non tirare mai in porta nei primi 65-70 minuti di gioco. Da parte sua Allegri aveva impostato una gara prudente, partendo fin da subito con il 3-5-2, per coprirsi e impedire di dare profondità a Ljajić e Gervinho, da una parte, e togliere spazio al centrocampo giallorosso con una fitta linea mediana, dall’altra. A Morata e Tevez, più Pereyra o Vidal o Licthsteiner – a seconda di dove si sarebbe sviluppata l’azione di gioco – è stato demandato il compito di assicurare rapidi contropiedi per infilare la difesa giallorossa. E così è stato. La Roma non ha mai sfondato. Non ha mai tirato. Non ha mai prodotto gioco pericoloso nella prima ora abbondante di gara. Ha subito invece le rapide ripartenze bianconere che in più di un’occasione hanno rischiato di fare male alla retroguardia giallorossa. In questo la squadra di Allegri ha dimostrato di essere in grado di mutare pelle, di adattarsi bene agli avversari e di mettere in pratica le giuste contromosse per vincere la gara. Cosa che gli tornerà utile nella difficile gara di ritorno contro il Dortmund. Unico neo è la poca concretezza nel chiudere le occasioni che si presentano. Questo è dovuto senz’altro alla scarsa vena di alcuni elementi juventini. Vidal non ha giocato male, ma è ancora lontano dagli standard di due anni fa. Pogba e Pirlo erano out per infortuni e acciacchi vari. Pereyra per il momento non sembra quell’elemento in grado di spaccare la linea mediana e difensiva e di aprire insperati varchi – insomma non è Felipe Anderson o Salah o anche il Gervinho dei tempi migliori. Morata, Tevez e anche Llorente non sono in forma straordinaria, anche se l’argentino ha tirato fuori dal cilindro un colpo alla Pirlo, segnando su punizione in modo perfetto.
La Roma solo dopo il gol e quando ha visto che tutto ormai era perduto (lo Scudetto e l’onore davanti al pubblico di casa) ha avuto un sussulto di orgoglio. La punizione dal limite del vantaggio bianconero è stata generata da un fallo di Torosidis, forse involontario e sanzionato in maniera generosa dall’arbitro con un rosso per doppia ammonizione. A quel punto persa per persa Garcia ha fatto entrare Iturbe e Naingollan al posto di Totti e De Rossi, due elementi che non avevano dato niente fino a quel momento alla gara. E la gara come per incanto si è trasformata in favore dei giallorossi, che in dieci hanno comunque trovato dinamismo e accelerazioni, anche grazie a Florenzi – entrato qualche minuto prima. Lo sforzo romanista ha portato al gol del pareggio di Keita, il migliore in campo, che ha saputo sfruttare una punizione dal limite. Oltre al gol, la Roma ha generato qualche altra incursione nella tre quarti, complice la stanchezza del centrocampo juventino e la mollezza delle punte che dal 70’ in avanti ha allungato la squadra bianconera, aprendo gli spazi per il centrocampo romanista. Tutto questo però non ha prodotto pericoli per Buffon e infatti la gara si è conclusa sul pareggio. Ora la distanza che separa la Juventus dalla seconda in classifica a 13 giornate dal termine è enorme. Una distanza che mette la sicuro, per il momento, la Vecchia Signora e le fa stendere le mani con largo anticipo sul quarto scudetto di fila. 9 o 12 punti di differenza non cambia nulla. Il Campionato adesso interessa per la lotta per la Champions, dove tutto è ancora in movimento, e per le retrovie. Senza contare che il pasticciaccio brutto del Parma, che sicuramente non giocherà le prossime gare, di fatto regala tre punti in più alla Juventus – virtualmente quindi già a +12. Però la Juventus di queste ultime partite non è stata brillante e tonica come nel girone di andata. Tutti i giocatori sembrano appesantiti sulle gambe. Forse la preparazione atletica per affrontare al meglio la volata finale con Champions, Coppa Italia e Campionato sta incidendo sul rendimento. O forse è solo questione di stanchezza, anche mentale, cosa che sarebbe molto più problematica e potrebbe riaprire la Classifica.