Roma, domenica 30 settembre 2018 – Per la seconda volta il Tar dà ragione agli autodemolitori di via Palmiro Togliatti: l’amministrazione di Roma Capitale non può chiedere la dismissione degli impianti. Dopo la prima ordinanza di accoglimento avverso la determina di Roma Capitale che disponeva la conclusione del procedimento di proroga delle autorizzazioni provvisorie emessa dal Tribunale amministrativo regionale del Lazio, arriva anche lo stop alla chiusura.
Un 2-0 netto, dunque, da parte delle ditte di demolizioni di Via Palmiro Togliatti nella ventennale partita che vede come protagonisti da un lato Roma Capitale e dall’altro la categoria dei demolitori di Roma. Nell’ultima determina da loro impugnata, con la quale si disponeva la dismissione degli impianti, secondo il Tribunale amministrativo si reinterpreta in maniera molto discutibile la precedente ordinanza di accoglimento dello stesso Tar. Tale prima ordinanza disponeva che i demolitori avrebbero dovuto provvedere a presentare, entro 30 giorni, un progetto di adeguamento ambientale, ridimensionato in confronto a quello “sproporzionato” richiesto in precedenza da Roma Capitale, e comunque adeguato ai siti in cui si trovano ubicate le ditte.
Successivamente alla presentazione del progetto, si sarebbe sancita la possibilità di riavere le autorizzazioni all’esercizio dell’attività, oppure la delocalizzazione degli impianti stabilita da Regione Lazio e Comune con uno specifico accordo di programma circa vent’anni fa. Dunque l’amministrazione capitolina, sostiene il Tar, senza neanche aspettare i 30 giorni previsti dall’ordinanza emessa, ha deliberato per la dismissione degli impianti attraverso una determina che, in sede di successiva impugnazione, è stata quindi annullata.
All’amministrazione capitolina gli autodemolitari attribuiscono anche una inadempienza contrattuale, in quanto continuerebbe ad ignorare, sostengono, l’ormai vetusto accordo con la categoria, attraverso il quale gli impianti avrebbero dovuto essere delocalizzati da tempo immemorabile. «Sembrerebbe quasi – dicono gli autodemolitori di via Togliatti – che la giunta capitolina, con una mossa dettata da precipitazione e inesperienza, voglia in maniera del tutto arbitraria avere lo scalpo di tutte le ditte esistenti in zona, dimenticando che dietro a quegli impianti ci sono decine di famiglie che rimarrebbero senza lavoro».
I demolitori assicurano di possedere tutti i requisiti minimi per l’esercizio della propria attività e citano i risultati di controlli ambientali effettuati negli ultimi giorni, secondo cui l’inquinamento dei terreni limitrofi agli impianti, nel parco di Centocelle, non sarebbe riconducibile a responsabilità delle ditte di autodemolizioni. «Non sono metalli presenti nei ricambi delle auto» ha affermato di recente Flaviano Bianchini, direttore di Source International, società che fornisce supporto tecnico-scientifico alle comunità che si occupano di casi di inquinamento ambientale e di danni alla salute. «Potrebbe trattarsi – ha ipotizzato l’esperto – di terreno già inquinato, portato sull’area per la realizzazione del parco dopo lo sgombero del Casilino 900» , un insediamento abusivo di baracche.