Roma, domenica 7 ottobre 2018 – Un atto d’amore tra una nipote e sua nonna, una riscoperta delle proprie origini, il dare voce a tutte quelle donne che si sono sentite inadeguate, ma che ce l’hanno comunque fatta. E’ “Rusina”, lo spettacolo di e con Rossella Pugliese (nella foto), attrice di origine calabrese che ha lavorato tra gli altri con il celebre Ettore Scola.
Lo spettacolo sarà in scena a Roma sabato 13 ottobre al teatro Tor di Nona alle 21. È un monologo tragicomico con il quale l’attrice ha debuttato lo scorso giugno nella sezione “Osservatorio” del “Napoli teatro festival”, nelle vesti di autrice, regista ed interprete. Ospitata, poi, al festival “Segreti d’autore” e successivamente vincitrice della sezione teatro della biennale “Martelive”.
“Rusina” è una drammaturgia originale di Rossella Pugliese, che rielabora per la scena una vicenda autobiografica. Una voce monologante introduce la vicenda. Nel 2013, a 83 anni, moriva Rusina. «Rintocchi di campane e lettura di un testamento»: è Rusina a parlare. Affida le ultime parole all’amata nipote. La storia si svolge a ritroso, dalla morte di Rusina fino al 9 marzo 1986, giorno in cui nasce Rossella. Si accavallano preghiere, canti di paese, sospiri accorati. Tutto si trasforma poi in rumori d’ospedale, vociare di medici e numeri: «Uno, due, tre; libera!»; Rusina è in rianimazione.
Lo spettacolo è l’occasione per una nonna e sua nipote di scambiarsi di ruolo. Tutto passa attraverso lo sguardo di una donna che improvvisamente torna giovane, riprende vigore mentre Rossella, nipote vivace che darà filo da torcere a sua nonna, ritorna bimba. La donna lotta contro le idee di una modernità incombente, a cui, nonostante tutto, si adatta, crescendo la nipote per dare a sua figlia la possibilità di curarsi lontano da quel piccolo paesino vissuto come una punizione divina. Lei, che ha superato la morte di una figlia trentenne, il dolore di un figlio nato morto, la fame e un matrimonio forse infelice.
È il racconto della vita di una donna forte, delle sue tante cadute, delle innumerevoli cicatrici. Rusina è la voce di tutte quelle persone che si sono sentite inadeguate, è una voce roca e sgrammaticata che è riuscita comunque a farsi capire, è il canto di una donna che ha saputo morire chiedendo un bicchiere di vino rosso, sorridendo e parlando delle persone che ha amato.