Roma, mercoledì 13 maggio 2015 – Marco Giallini e Alessandro Gassman. Ecco i due protagonisti del nuovo film del regista Edoardo Falcone. “Se Dio vuole”, commedia semplice e divertente, è in tutte le sale dal 9 aprile scorso. Marco Giallini è Tommaso, cardiochirurgo affermato e padre disattento. Alessandro Gassamn veste i panni di Don Pietro, prete all’avanguardia che “si sporca le mani, e più che dire cosa fare, fa”, come sottolineato dallo stesso attore. Buono il ritorno sui grandi schermi di Laura Morante, che interpreta Carla, moglie di Tommaso. Coppia infelice e sterile di emozioni, lui si dedica al lavoro e lei, ex sessantottina ormai imborghesita, all’alcool. E’ la notizia della vocazione del figlio che scuoterà i loro animi nella speranza di Tommaso, ateo convinto, di “riconvertire” Andrea, studente promettente di Medicina, e da parte di Carla di “ritrovare” l’amore di sé e del marito. Sarà la vicinanza di Don Pietro a sciogliere ogni nodo. Un figlio gay si. Prete, no.
Commedia priva di ricercatezze e volgarità, è il primo lavoro da regista di Edoardo Falcone. Allegria e divertimento non mancano durante la proiezione. L’opera cinematografica dà la possibilità allo spettatore di alternare il sorriso a momenti di riflessione. Vengono toccati temi d’attualità: omosessualità, famiglia e religione. In controtendenza con ciò che ci aspetteremmo da un ritratto domestico, non è più la sessualità a influenzare i rapporti familiari; quella (per fortuna) è ormai accettata. E’ la religione che ne altera gli equilibri perché “è obsoleta, anacronistica. Perché il prete è un ‘mestiere’ che non esiste più, Come lo zampognaro. E io non lo voglio un figlio zampognaro”, recita Giallini. La forma della famiglia è quindi più rilevante della sua sostanza. Chi riesce ad unire i due mondi, quello ancestrale e quello moderno, è Don Pietro, custode dei valori cristiani ma troppo attuale per essere anacronistico. “Di Don Pietro in Italia se ne vedono pochi, mi piacerebbe vederne di più”, osserva Gassman.
Proporzionalmente corretti l’alchimia tra i personaggi e gli equilibri della commedia. Infatti, sia nelle scene che nelle tematiche il regista si limita a riportarle, rimanendo ignavo dinanzi le problematiche da lui stesso sollevate. Super partes, dà così la possibilità al pubblico di cimentarsi nella riflessione. Un film che, seppur leggero, è in grado di stimolare l’attenzione anche dei più snob che si staranno ancora chiedendo se Don Pietro è salvo per grazia divina o se i miracoli non esistono.
Giorgio Saracino