E’ stato con un tributo al grande coreografo e ballerino Maurice Béjart che la Scala di Milano ha voluto inaugurare la nuova stagione di balletto

di Antonella Furci
Milano, giovedì 17 dicembre 2009 – Dopo l’apertura della stagione lirica, inaugurata la settimana scorsa dalla “Carmen”, è stata la volta ieri, per il teatro alla Scala, dell’apertura della nuova stagione di balletto con Serata Béjart, un tributo al coreografo e ballerino francese Maurice Béjart che tanto ha dato al teatro nella sua lunga carriera. Tre capolavori che il maestro, scomparso a novembre del 2007, ha tratto dalle musiche di due grandi compositori del 900, Igor Stravinskij e Gustav Mahler. Lo spettacolo, del quale è possibile vederne le repliche fino al 5 gennaio, è stato affidato tutto alla forza e alla bravura dei giovani ballerini del Corpo di Ballo della Scala, alcuni dei quali sono entrati in scena per la prima volta da protagonisti. Ad aprire e a chiudere la serata  due balletti che hanno sovrapposto la carica innovatrice di Stravinskij a quella dei grandi messaggi di Béjart: L’Oiseau de feu, in cui la fiammante fenice risorge dalle sue ceneri e che come il poeta-rivoluzionario e le sue idee non muore mai,  è stato interpretato da Antonio Sutera ed Eris Nezha;  Le sacre du printemps, esaltazione della rinascita della vita, che ha visto nei panni degli “Eletti” Francesca Podini e Mick Zeni. Solo pochi anni prima, nel 2004, Béjart aveva offerto alla compagnia scaligera, che ne festeggiava le “nozze d’oro con la danza”, la sua rivoluzionaria “Sacre”, coreografia che spalancò le ali al Ballet du XXème Siècle e alla sua straordinaria avventura, definita da Béjart “uno strumento di bellezza e gioventù, perché il ’900 era il secolo della danza”.

“Chant du compagnon errant” di Mahler, che nel 1971 vide danzare insieme Rudolf Nureyev e Paolo Bortoluzzi, è stato invece il cuore della serata, con protagonisti Massimo Murru accompagnato dal giovane artista del Teatro alla Scala Gabriele Corrado. Quest’ultimo ha sostituito Roberto Bolle che ha rinunciato al ruolo qualche settimana fa a causa di un piccolo intervento. Ai due protagonisti si sono alternati Dawid Kupinski e Oscar Chacon del Béjart Ballet Lausanne. Il trittico, rivelatosi un perfetto connubio fra balletto e musica, non poteva non essere affidato che alla bacchetta di un grande direttore d’orchestra come Daniel Harding. Il giovane direttore inglese che a soli ventinove anni, nel 2005, firmava l’apertura della stagione del Piermarini, dirigendo l’Idomeneo di Mozart e inaugurando, a suo tempo la galleria dei cosiddetti "direttori baby". I tre balletti, rimontati per la serata e rivisti dopo molti anni di assenza dal palcoscenico della Scala, hanno dato l’opportunità di riflettere sul pensiero di Maurice Béjart, il quale credeva fermamente che la danza è prima un fenomeno di origine religiosa e poi un fenomeno di origine sociale. Famosa la sua affermazione : “ la danza è un rito sacro o un rito umano e in quanto rito mi interessa. Quando è invece divertimento non è più danza”.

Di a.furci

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