Roma, giovedì 13 giugno 2019 – «Non ne siamo ancora consapevoli, ma siamo alla vigilia di una rivoluzione epocale del mercato digitale: entro cinque anni, una persona potrebbe ottenere dai 500 ai 5.000 euro all’anno dal solo sfruttamento dei propri dati personali». È l’analisi di Gianluigi Ballarani (nella foto), presidente di Hotlead, agenzia internazionale di Digital Direct Marketing, all’indomani dell’annuncio di Facebook del lancio di Study, app pensata per remunerare gli utenti disposti a condividere sul più diffuso social network i dati di utilizzo delle applicazioni sul proprio smartphone.
«La stima del possibile guadagno – spiega Ballarani – è ricavata analizzando il valore per utente delle più grandi aziende del settore tecnologico. Il mercato dei dati avviene regolarmente, ma è invisibile. Infatti, ogni giorno migliaia di aziende in tutto il mondo comprano e vendono i nostri dati e noi ne siamo completamente all’oscuro. Il “data broker” vale oltre 467 miliardi di dollari. Inoltre, i nostri dati sono la materia di un altro mercato: il digital advertising, che nel 2018 nel mondo ha avuto un giro d’affari di 273 miliardi dollari e si prevede che per il 2019 arrivi a 333 miliardi».
Hotlead opera soprattutto in Italia, Europa, Canada e Russia e conta circa mille clienti, appartenenti a più di cento ambiti merceologici diversi. Il suo presidente Ballarani, 32 anni, vive e lavora a Londra. È autore del libro “Creare clienti”, nel quale spiega come funziona il marketing diretto su Internet, che nel giro di poco tempo ha venduto più di seimila copie. Collabora con diverse Università italiane ed è spesso presente come relatore in conferenze internazionali sul digital marketing.
«Hotlead è impegnata – annuncia Ballarani – nel progetto dell’osservatorio Hudi, Human Data Income: l’obiettivo è permettere alle persone di ricevere un reddito dallo sfruttamento che le aziende fanno dei propri dati, tenendo un occhio di riguardo per gli strumenti di protezione dall’eccessiva aggressività nella raccolta dei dati».