«Per l’immediata disponibilità offerta alle popolazioni alluvionate dell’Emilia Romagna». Con questa motivazione il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha conferito, motu proprio, l’onorificenza dell’Ordine al Merito della Repubblica italiana a Simone Baldini, 42 anni, atleta paralimpico, originario di Fiano Romano ma che da oltre venti anni vive a San Marino, costretto sulla sedia a rotelle da quando è adolescente. Rappresenta il contributo offerto da tanti volontari accorsi da tutta Italia per spalare le strade dal fango nelle città romagnole colpite dall’alluvione.
Le foto di Simone, ex campione paralimpico e oggi Cavaliere della Repubblica, che lo hanno ritratto seduto sulla sua sedia a rotelle mentre spalava il fango nella città di Forlì, lo scorso mese di maggio, a seguito della devastante alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna, sono diventati virali sui social.
Quella di Simone Baldini, soprannominato IronBaldo, è una storia di straordinario coraggio. Aveva appena 16 anni quando un virus ancora oggi sconosciuto attaccò il suo sistema nervoso al midollo spinale a livello dorsale costringendolo, da un giorno all’altro, su una sedia a rotelle.
Nel 2009, per puro divertimento, è iniziata la sua grande passione, l’handbike, e grazie al suo impegno nel 2010 è stato chiamato a far parte della nazionale italiana.
«È dura – racconta Baldini sul proprio profilo Facebook – accettare un cambiamento così grande all’età di 16 anni, complice il fatto che non ho avuto un trauma, non ho fatto un incidente, una cazzata. È stato un virus subdolo che mi ha colpito di notte, durante il sonno. Non me la sono potuta prendere con nessuno se non con il destino. Ma sono cresciuto, sono arrivati dei miglioramenti e ho capito che avevo due scelte: dare il massimo in ogni situazione sfruttando il 110% delle potenzialità rimaste, oppure piangermi addosso, rimanere incazzato col mondo e stare male due volte, la prima fisicamente, la seconda moralmente. Sia chiaro: non ce l’avrei fatta senza il supporto e l’amore dei miei genitori, di mia sorella e delle persone care, senza lo sport e senza la coscienza e l’amore per mio figlio. La vita è una brutta bestia. A volte purtroppo non perdona ed io per fortuna faccio parte di quelle persone a cui è andata bene: sono diventato IronBaldo non solo nello sport, ma anche nello spirito, ho imparato a soffrire, ad avere una pazienza infinita e a lamentarmi meno quando le cose non vanno. L’unico grande, grandissimo rimpianto è non poter fare il Vigile del fuoco, lavoro per il quale credo di avere una vocazione e un amore sconsiderato da sempre».