Roma, venerdì 29 aprile 2011 – “Occorre un’inversione di tendenza” dichiara Michele Mangano, Presidente Nazionale dell’Auser, riferendosi alla sensibile riduzione dei dieci fondi destinati alle politiche sociali. Nell’arco di un triennio, dal 2008 al 2011, è stato attuato un taglio ai fondi sociali pari a 538 milioni di Euro. Le conseguenze di tali ridimensionamenti sono la riduzione della qualità nell’erogazione dei servizi, degli organici nei Comuni, delle convenzioni con le società del Terzo Settore, dei servizi a livello comunale. Se consideriamo che il 48% dei servizi sociali è affidato al Terzo Settore, ci rendiamo conto della gravità della situazione. Per Francesco Montemurro, direttore IRES “Lucia Morosini” sarà un anno difficile per le politiche locali ”Tre le linee di fondo che hanno portato al collasso le economie locali: i tagli a trasferimenti statali ed ai fondi sociali, il blocco del turnover dei CCNL, soprattutto per gli enti locali”. Si registra una sorta di dicotomia: se da una parte lo Stato delega l’erogazione dei servizi sociali pubblici al Terzo Settore, dall’altra attraverso i tagli e la riduzione delle convenzioni con esso, fa un passo indietro nel garantire i servizi di assistenza sociale ai cittadini.
La situazione tenderà ad aggravarsi con la messa in atto del Documento di Economia e Finanza, a seguito del quale, a causa della mancanza fondi, avrà luogo un inevitabile innalzamento della pressione fiscale. I Comuni infatti, con la riduzione dei trasferimenti di fondi a livello statale, saranno indotti, per far fronte alle spese, a varare un aumento di addizionale IRPEF. Il quadro è a dir poco allarmante. Il D.L. 78/2010 prevede un taglio alle risorse delle autonomie territoriali per 14,8 miliardi di Euro tra il 2011 ed il 2012. I fondi nazionali per gli interventi sociali hanno perso il 63% dei 1472 milioni di Euro stanziati nel 2010. Le amministrazioni comunali, sollecitate dal Patto di Stabilità, hanno dato il via ad una progressiva riduzione degli organici pubblici. Obiettivo dichiarato della manovra per i prossimi anni non è solo la riduzione della spesa complessiva per il personale, ma anche il progressivo ridimensionamento dei servizi pubblici locali.
Il Decreto sul Federalismo municipale prevede due fasi: una fase di transizione dal 2011 al 2013, una fase a regime tra il 2014 ed il 2017. Per quanto riguarda la prima fase, quello che rileva nell’immediato è che nel corso del 2011 i Comuni avranno minori entrate pari a circa 2 miliardi di Euro. Nella fase a regime i problemi tenderanno ad aumentare. L’introduzione dell’IMU, nuova imposta municipale unica, che dal 2014 andrebbe a sostituire i vari tributi erariali, dalle stime non risulta essere un’adeguata fonte di finanziamento per i Comuni. All’oggi possiamo rilevare che il rapporto tra Enti Locali e Terzo Settore è incerto e carente di regole di programmazione. Numerosi sono i casi d’inadempienza contrattuale da parte delle amministrazioni comunali nei confronti delle cooperative sociali. Gli elementi che saltano agli occhi sono i ritardi nei pagamenti e la difficoltà nel garantire l’erogazione dei servizi di base ai cittadini. L’Auser chiede alle istituzioni di impegnarsi nel garantire: la difesa ed il miglioramento dei servizi pubblici a livello locale; il riconoscimento e la promozione di forme di sussidiarietà orizzontale; la definizione di regole precise in materia di affidamento dei servizi sociali; la partecipazione delle associazioni di volontariato all’esercizio delle funzioni amministrative; la ri-programmazione dei fondi strutturali 2007 – 2013 predisponendo nuovi filoni di intervento destinati ai servizi sociali, con il coinvolgimento attivo del Terzo Settore.
Il Presidente della Corte dei Conti, il Dottor Luigi Giampaolino, di recente ha sostenuto che vi è l’esigenza d’individuare adeguati strumenti per la salvaguardia del valore fondamentale alla base del sistema democratico, quello relativo ai livelli essenziali di prestazione sul piano sociosanitario. L’obiettivo dev’essere quello di quantificare il fabbisogno economico-finanziario per assicurare i livelli essenziali delle prestazioni sociali. Solo in tal modo trova concretezza il principio costituzionale di uguaglianza tra i cittadini.