Al Piccolo Teatro Campo d’Arte di Roma va in scena una sorprendente rivisitazione del testo di Carol con Clorinda Venturiello e Lorenzo Monstrè. Firma la drammaturgia Italo Zeus
di Luisa Deiola
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Roma, lunedì 9 novembre 2009 – Tratto dal romanzo di Lewis Carol è in scena al Piccolo Teatro Campo d’Arte Le mie mani sono blu. Alice nello specchio, scritto da Italo Zeus. La dolce ragazza della fiaba di Carol, interpretata da Clorinda Venturiello, ora è una maschera bianca con occhi minuscoli e un naso appuntito. Indossa un vestito nero a metà tra la divisa da cameriera ed il camice di un ospedale psichiatrico. Una garza le stringe i polpacci, i suoi piedi sono nudi e si muovono a stento sul palco. È, dunque, l’antitesi della bionda bambina con l’abito azzurro. Alle sue spalle il bianco coniglio (Lorenzo Mostrè), che non ha fretta di andare dalla regina, non ha un aspetto curato e tenero ma solo due orecchie esageratamente grandi e una voce nervosamente squillante. I sogni dell’infanzia che hanno condotto Alice nel famigerato paese meraviglioso ora l’hanno portata nel suo viaggio reale, fatto di alcolismo, della morte del figlio neonato, della malattia mentale, e del modo in cui il mondo ha avvertito questo suo trip reale.
Alice parla in preda ad un enfatico flusso di coscienza affiancata dal coniglio che la richiama a sé chiedendole “Le mie mani sono blu?”. Il blu delle sue visioni, del suo mondo alienante dove il bruco si chiama verme e offre whisky e sesso ad una Alice appena uscita dalla clinica psichiatrica. Alice incontra la contessa, il suo alter ego che la accusa e la vuole trattenere a sé. Ma Alice non può più. È cresciuta, la società l’ha obbligata a fermarsi, e la processa per tutti i suoi delitti e per ciò che il senso comune non accetta. Come dice il coniglio senza più maschere al termine dello spettacolo: “È meglio la corsa dell’arrivo, è meglio la sofferenza della morte”. Alice ha terminato la sua “folle” corsa, la curiosità e l’eccesso non sono più ammesse nel nuovo mondo che l’ha “svuotata” e che la vuole priva di energia. Uno spettacolo di una forza devastante, una tagliente analisi sulla possibilità del superamento dei limiti e sulla percezione della libertà personale nei nostri giorni.