Roma, venerdì 30 settembre 2011 – Della vicenda dei Cinque Cubani è doveroso parlarne in un Occidente in cui le libertà democratiche stanno sfumando a ricordo ed in cui lobby politiche ed economico-finanziarie sembra facciano a gara nell’ostacolare il libero fluire dei canali d’informazione. L’occasione è una serata incontro organizzata presso il Teatro Vascello di Roma il 25 di settembre, col patrocinio dell’Ambasciata di Cuba in Italia e dell’Associazione Italia-Cuba circolo di Roma. In quest’occasione la proiezione del film “Prego, si alzi il vero terrorista” (Will The Real Terrorist Please Stand Up” – 2010) di Saul Landau ha preceduto un interessante dibattito con il regista Landau ed il giornalista Giulietto Chiesa sul problema della mancanza di libertà nel buon vecchio Occidente.
L’appello di Landau
I cinque cubani, accusati ingiustamente di terrorismo, per i quali viene invocata la scarcerazione dalle prigioni di massima sicurezza degli Stati Uniti sono: Gerardo Hernandez, Fernando Gonzalez, Ramon Labañino, Antonio Guerrero, René Gonzalez. Il regista lancia un appello per la scarcerazione dei cinque cubani che indagando negli Usa per prevenire attentati nel territorio di Cuba, furono arrestati a fine anni Novanta e condannati per spionaggio a pesanti pene detentive negli Stati Uniti. Landau inoltre invita tutta l’opinione pubblica all’invio di tre lettere, una alla massima autorità nel territorio degli Stati Uniti d’America il presidente Barack Obama, un’altra al giudice Joan A. Lenard, che si è occupato del caso dei cinque cubani, ed un’altra all’ex presidente del Sud Africa Nelson Mandela, che pagò il fatto di essere il grande leader dei movimenti anti-Apartheid con ventisette anni di prigionia, per fare pressioni che conducano alla revisione della sentenza del detenuto René Gonzalez. In base ad essa Gonzalez uscendo di galera il prossimo 7 di ottobre sarà costretto a scontare gli ultimi tre anni di prigione in libertà vigilata a Miami con la negazione della possibilità di rientrare a Cuba. Occorre impedire che Gonzalez finisca come come Troy Davis – un americano di colore condannato senza prove e giustiziato il 21 settembre scorso -. Per scrivere ad Obama basta scrivere: To Mr President Obama, Washington White House. L’indirizzo del giudice Lenard è reperibile su Google. Per scrivere a Mandela basta scrivere: To Nelson Mandela Johannesburg South Africa.
È improbabile trovare articoli riguardanti il terrorismo nei confronti di Cuba. Perché sin dal 1959 ciò che Cuba subisce ad opera dei gruppi anticastristi di Miami viene nascosto dai mass media? Secondo la tesi del politologo americano Howard Zinn gli Usa conducono una politica imperialistica volta a difendere mire espansionistiche su territori e mercati commerciali, con metodi che comprendono anche l’isolamento economico-culturale e la strategia del terrore verso chi osi sfidare l’impero americano. La politica del blocco di Cuba scaturirebbe così dalla volontà d’imporre a livello mondiale i “valori” del capitalismo e non dal farsi paladini di libertà democratiche rese vane da un governo dittatoriale.
Il film di Saul Landau deriva da un’accurata ricerca storica compiuta dal regista dal 1959 ad oggi. In questa guerra ideologica contro Cuba sono state adottate molte forme di pressione: bombe – Volo 455 Cubana de Aviacion 1976; Hotel Copacabana all’Avana 1997 con l’uccisione di Fabio di Celmo – sabotaggi, armi biologiche. La famiglia di Fabio di Celmo attende ancora che venga fatta giustizia mentre chi l’ha ucciso gira tranquillo per Miami. Senza contare gli oltre seicento tentativi di uccidere il comandante Fidel Castro. Per reagire a tutto ciò furono inviati i cinque agenti cubani negli Stati Uniti. Nel film viene dato spazio alla diretta testimonianza dei protagonisti, ovvero ai presunti terroristi cubani ed agli anticastristi americani veri artefici di azioni di terrorismo dentro e fuori del territorio di Cuba.
Redazione
Chiesa cosa ne pensa del film di Landau?
Giulietto Chiesa
Quello di Landau è un bel film poiché dà voce direttamente ai protagonisti della vicenda. Occorre far luce sull’accaduto e rendere omaggio ai cinque cubani, poiché non son altro che i difensori della loro Patria. Ma è difficile tirar fuori la verità in quanto chi ha il controllo della comunicazione ha il controllo di tutto.
Redazione
Landau ci può dire qualcosa in merito alle difficoltà di realizzazione del suo film? Ci parli anche dei retroscena.
Landau
La principale difficoltà nel realizzare il film è stata quella relativa alla completa mancanza di finanziamenti. Difficile è stato anche avvicinare i terroristi, Fidel Castro ed i membri della sicurezza nel territorio di Cuba. Tra i terroristi anticastristi uno di loro ha dichiarato di essere pazzo, e la cosa è certificata dai medici, un altro ha dichiarato che prova rimorso per le sue azioni passate. Un altro terrorista anticastrista, ex agente della CIA, a giugno del 2011 ha ricevuto le chiavi della città di Hialeah. In quell’occasione, nessun giornalista di Miami gli ha chiesto quale fosse stato il merito per decretare proprio a lui tale onorificenza. Quello forse di distruggere un aereo di linea uccidendo 78 persone? O di mettere bombe negli alberghi a Cuba, tanto da provocare la morte di un turista italiano? O di rimanere coinvolto in molti tentativi di omicidio non andati a buon fine? Ho incontrato sei volte Gerardo Hernandez, uno dei cinque eroi cubani, detenuto nel carcere federale di massima sicurezza di Victorville in California. Per tre volte sono stato accompagnato dall’attore Danny Glover, che a Cuba è conosciuto come “Arma Letale” – dal titolo del noto film d’azione da lui interpretato nel 1986-. Per raggiungere il carcere abbiamo dovuto intraprendere molte ore di viaggio. Un volo di un’ora, poi un’ora di auto in mezzo al deserto, e poi giunti là ci hanno fatto fare una lunga anticamera prima di poter vedere il detenuto. Per entrare in visita al carcere ci hanno perquisito, fatto denudare e palpato. Non abbiamo potuto portare né denaro od altro nell’accedere al colloquio col detenuto. Poi ci hanno fatto passare per un Metal Detector, dispositivo per la rilevazione di metalli od armi, più sensibile di quelli negli aeroporti e ci hanno apposto un timbro invisibile sul braccio. Lo stesso trattamento è stato riservato a donne e bambini che si recavano a trovare i propri cari al penitenziario. Una lunga attesa per raggiungere un patio con torrette sorvegliate da guardie e fucili che, tra cactus e sabbia, affaccia su tre grigi ed orribili bunker di cemento in mezzo al deserto. Sul muro una scritta: “Istituto di correzione per valori umanitari”. Dopo mille porte accediamo alla stanza dei visitatori, dove ci fanno accomodare ad un tavolinetto basso con sediole che potevano andar bene a bimbi di cinque anni. Uno dei prigionieri in sala si complimenta con Danny Glover dicendogli: “Ammiro molto ciò che lei fa”, l’attore ringrazia ma viene bruscamente interrotto da una guardia che gli dice: “Lei non può parlare con altri prigionieri, e non si può voltare!”. Poi la stessa guardia penitenziaria che aveva detto a Glover che non si poteva voltare gli chiede l’autografo e si fa fare una foto assieme a lui col cellulare. All’uscita dal penitenziario la stessa lunga procedura intrapresa per entrare. Alla prima occasione in cui ci siamo recati là Glover all’uscita si è messo a piangere e mi ha detto che Gerardo Hernandez è l’unica persona che lui abbia mai incontrato che gli ricordi Nelson Mandela. Per la stessa grande forza interiore che gli consente di accettare l’orrida realtà in cui si trova ed allo stesso tempo di mantenere uno spirito forte e vitale. L’aver fatto visita a Gerardo in quell’orribile penitenziario dall’architettura hitleriana è stato una sorta di esperimento spirituale. Torneremo a fargli visita a fine ottobre.
Redazione
Landau lei ha paura? Ritiene che avrebbe potuto far lo stesso se avesse voluto criticare il regime cubano stando a Cuba?
Landau
La paura è un sentimento con cui devo convivere. A parte le numerose minacce di morte inviatemi dai terroristi c’è stato un attacco dinamitardo ad un cinema dove veniva proiettato un mio film, ed il giorno prima del debutto il teatro è stato completamente incendiato. Ho ricevuto minacce anche dalla polizia segreta cilena. Per molti anni non sono riuscito a far trasmettere i miei film sui canali della TV pubblica. All’epoca di Ronald Reagan – Presidente USA dal 1981 al 1989 – la paura era un tratto fondamentale della TV americana, e quindi nessuno prendeva in considerazione i miei film. Non so se avrei potuto fare lo stesso se avessi voluto criticare il governo cubano stando a Cuba, ma quello che so è che nell’industria del cinema cubano è stato concesso di criticare il governo. Mi riferisco ad esempio ai film “Fresa y Chocolate” e “Guantanamera” (1995) di Tomas Gutierres Alea e Juan Carlos Tabìo. Tali film rappresentano una critica forte in direzione della cultura e della politica cubane, forse ancora più profonda della propaganda anti castrista di bassa lega propinata da molti. Il primo è il film più visto degli ultimi cinquant’anni a Cuba, il secondo è un quadro canzonatorio delle problematiche di Cuba di fronte alla burocrazia ed al bloqueo economico. È vero che a Cuba ci sono periodi in cui le critiche in TV non sono ammesse, ma all’interno dell’industria cinematografica cubana esse restano ben visibili. In Occidente per poter parlare di libertà occorre possedere un canale televisivo ed essere miliardari. Cosa che è preclusa alle masse.
Redazione
Chiesa nei prossimi giorni verrà liberato René Gonzalez, ma gli è stata negata la possibilità di tornare a Cuba. Cosa ne pensa?
Giulietto Chiesa
La vita di René Gonzalez non è al sicuro. Imponendogli di restare a Miami lo esporranno alla possibilità di venire ucciso. Evidentemente non basta solo sconfiggere l’avversario, occorre una punizione esemplare. Pensiamo alla morte dell’ex presidente iracheno Saddam Hussein (2006), oppure alla caccia al leader libico Muammar Gheddafi. La nostra civiltà occidentale si sta trasformando nel suo opposto, stiamo tornando alla legge della giungla in cui il prigioniero vien lasciato in balia degli eventi e se verrà ucciso si potrà parlare d’incidente.
Redazione
Sta parlando del ribaltamento della scala dei valori in Occidente?
Giulietto Chiesa
Certo. Ormai da tre generazioni siamo preda dell’ideologia del consumo. Siamo tutti stati trasformati in consumatori ed educati a competizione e violenza. Chi vince ha ragione poiché è il più forte. Abbiamo dimenticato le idee di giustizia e solidarietà umana ed i nostri figli vengono ogni giorno nutriti con questo veleno quotidiano. Siamo liberi? Chi è che decide la scala dei valori? Cosa vedono trenta milioni di spettatori italiani ogni giorno? Nel 2007 ho promosso un film documentario denominato “Zero”, tratto da un’inchiesta giornalistica sul 11 settembre, questo film realizzato quattro anni fa non è mai andato in onda su alcun canale televisivo europeo, salvo l’Austria.
Redazione
Quindi parliamo di una sorta di censura in Europa.
Giulietto Chiesa
Come mai è stato rifiutato da tutte le agenzie distributive? Al primo Canale della TV russa ha avuto trentacinque milioni di telespettatori. Pur essendo il film più visto al mondo negli ultimi dieci anni non è mai stato trasmesso in alcun canale europeo. Quand’ero al Parlamento Europeo ho inviato una e mail a tutti i settecento parlamentari ed agli altrettanti corrispondenti stranieri a Bruxelles. I parlamentari che sono venuti a vedere il film erano sette, cinque dei quali erano miei amici. Alla proiezione del film all’interno del Parlamento Europeo non si è presentato alcun giornalista. Eppure non era un fatto usuale che un deputato europeo promuovesse un film. Ma lo sapevo, poiché nessuno ne avrebbe potuto parlare poi. Questi sono i gradi di libertà dell’Occidente in questo momento. Quando qualcuno ci dice che siamo liberi cerchiamo di ricordarlo.
Landau e Chiesa sono due noti personaggi nel panorama culturale internazionale impegnati in battaglie per i diritti civili, la cui vita è da sempre dedicata alla politica ed al sociale. Il primo è un giornalista, studioso di fama, nonché regista realizzatore di circa quaranta film su temi politici e storico-sociali, il secondo è giornalista, scrittore, ex parlamentare europeo e Testimonial assieme ad altri grandi personaggi, quali Dario Fo, Franca Rame, Don Gallo, della campagna di sensibilizzazione dell’Associazione Italia-Cuba volta alla scarcerazione dei cinque eroi cubani.