Rapporto Censis-Ucsi: sempre meno lettori per i quotidiani a pagamento, cresce l’impiego di internet. La possibilità di reperire notizie nel web con rapidità e senza spese ha fatto aumentare il press divide, la distanza dai mezzi a stampa
di Luca Nigro
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Roma, venerdì 20 novembre 2009 – Sono sempre meno gli italiani con un contatto stabile con i quotidiani. Durante il biennio 2007-2009 la lettura dei giornali a pagamento è passata dal 67% al 54,8% mentre l’impiego di internet è salito, nello stesso periodo, dal 45,3% al 47%. Questi dati, forniti dall’Ottavo rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione, rivelano quanto la crisi economica che stiamo attraversando abbia inciso sul processo di trasformazione del sistema mediatico rendendo indispensabile un riposizionamento dei diversi mezzi di comunicazione. In crescita tutti i media, dalla televisione alla radio, grazie al progresso del web che permette la fruizione immediata di tutti iservizi informativi. La penalizzazione di quotidiani, riviste sia settimanali (-14,2% rispetto al 2007) sia mensili (-8,1%) e libri (-2,9%) è dovuta, in parte, anche alla crescita dei social network che ormai coinvolgono 19,8 mln di utenti e permettono la diffusione di notizie in tempo reale a costo zero.
Il presidente del Senato, Renato Schifani, ha affermato che «questo studio è un prezioso contributo per l’interpretazione dell’evoluzione del settore della comunicazione che ha un potenziale enorme: quello, cioè di servire alla giusta causa di una sempre maggiore diffusione nel mondo della libera informazione e della democrazia e, in questo contesto, i giovani devono essere aiutati a sviluppare la propria capacità critica per far fronte a dati e informazioni non filtrate», essendo i giovani i maggiori utilizzatori dei moderni sistemi diffusivi. Il presidente dell’Ucsi (Unione cattolica della stampa italiana), Andrea Melodia, ha sottolineato come sia necessaria «l’apertura di una nuova stagione di conoscenze e di responsabilità nella gestione dei media, comprendenti buone soluzioni legislative”. Le leggi chieste dagli addetti ai lavori e dagli internauti sono volte a tutelare la professione giornalistica in rete e la privacy degli utenti stessi, i quali, soprattutto se iscritti a siti web di condivisione come Facebook, temono un’invasione della propria sfera privata.
Questi provvedimenti dovranno far fronte, secondo il direttore generale del Censis, Giuseppe Roma, alla volontà del pubblico di avere «sempre più in fretta informazioni di ‘prima battuta’, senza passare attraverso la mediazione tradizionale». La possibilità di reperire notizie nel web con rapidità e senza spese ha fatto aumentare il press divide, la distanza dai mezzi a stampa, del 10% tra i giovani e dell’8,2% tra le persone più istruite. Il comportamento di questi soggetti, da sempre considerati il traino della modernizzazione del Paese, è un chiaro sintomo della futura evoluzione dell’informazione nazionale e non solo, vista la possibilità di interagire e scambiarsi dati istantaneamente con tuttoil mondo.