La Vecchia Signora subisce la terza tripletta casalinga consecutiva davanti al proprio pubblico e si arrende al Palermo. Lotta fino alla fine eppure raccoglie solo il gol della bandiera. Ridimensionata così la larga vittoria di Udine, l’attende adesso una difficile gara contro il Cagliari, che vincendo potrebbe di fatto aprire la crisi in casa Juve
di Massimiliano Bianconcini
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Roma, venerdì 24 settembre 2010 – Risorta a Udine, il quarto giorno affonda in casa contro il Palermo. 1-3 per i rosanero con reti di Pastore, il migliore in campo, Ilicic e Bovo. Nel finale è inutile la rete di Iaquinta. E così se la domenica precedente sembrava essersi ripresa, infliggendo un secco 0-4 all’Udinese, solo pochi giorni dopo si invertono le parti e grazie a una difesa materasso (il peggiore è Motta, ma anche i due centrali non sono esenti da colpe) i bianconeri regalano la prima vittoria al Palermo, che li raggiunge così a quattro punti. Ma la quarta di Campionato regala anche altre sorprese. Crolla il Napoli, superato in casa dal sorprendente Chievo. Subisce un pesante stop anche la sorpresa Cesena ad opera del Catania. Prosegue invece la crisi della Roma, anche se viziata dal pessimo arbitraggio di Carmine Russo. Si conferma a zero punti l’Udinese. Per il resto pareggiano Milan-Lazio, Genoa-Fiorentina, Cagliari-Sampdoria (seconda partita a reti inviolate per i sardi). L’Inter travolge il Bari di Ventura per 4-0. Nella gara di Milano torna al gol Milito ma si conferma grandissimo ancora una volta Eto’o, che con un assist e una doppietta scala la classifica marcatori. Nei primi sette posti della classifica ci sono l’Inter, quasi in fuga, Chievo, Brescia, Lazio, Catania, Cesena, Cagliari. Una mezza rivoluzione dopo appena 4 giornate, con un’unica certezza: la squadra allestita da Massimo Moratti è la più forte del Campionato.
Per tornare ai bianconeri il tonfo pensante di ieri, quasi inaspettato, incomincia a preoccupare la dirigenza. Per fortuna non la tifoseria, che allo stadio, nonostante il passivo, ha continuato a sostenere la squadra. Ma quanto durerà l’idillio senza i risultati? Due sconfitte, un pareggio e una vittoria è un modesto ruolino di marcia per una squadra che ha speso 60 mld, ha acquistato quasi tutti nazionali e ha rilevato l’allenatore, che l’anno scorso ha portato la Sampdoria in Champions League. Da Marotta ad Agnelli, passando per Delneri, tutti si affrettano a mettere le mani avanti e a dire che per quest’anno la Juve non è da scudetto. Punta alla parte alta della classifica, anche se per il momento si accontenta di stare in quella bassa. Con 8 gol fatti e 7 subiti (11 a 10 se si considera la partita di Europa League) la Vecchia Signora appare una squadretta da mezza classifica. E qui si aprono gli interrogativi, perché se Delneri, che fonda il suo calcio su tattica, fuorigioco e schemi dopo quattro mesi non è ancora riuscito a dare equilibrio alla difesa, vuol dire che le debolezze dello scorso anno non sono ancora superate. Eppure la Samp della scorsa stagione, con giocatori di qualità inferiore, riusciva a prendere meno gol.
Il problema forse rimane nei centrali di centrocampo (Marchisio e Melo) che non sembrano dare sicurezza in copertura. Oltre a loro ci sono Sissoko e Aquilani. Il maliano con Ranieri sembrava un fenomeno (alla Viera per intendersi), tanto da essere titolare insostituibile. Con Delneri invece appare involuto esattamente come con Ferrara e Zaccheroni: il suo destino sembra ormai essere quello di un rincalzo e per giunta anche un po’ brocco. Diverso il discorso per l’ex Liverpool Alberto Aquilani. Visti i deludenti e scarsi risultati finora avuti (due micro prove non esaltanti con Sampdoria e Palermo, ma perché non farlo entrare a Udine quando tutto andava bene?) il suo sembra un esperimento destinato a quando la Juventus avrà una regolarità di risultati e di gioco (e una classifica migliore). Insomma il male oscuro di questa Juve sembra proprio il centrocampo, che non si muove, non filtra, non sostiene la difesa. Non a caso sono gli stessi uomini dello scorso disastrato campionato. Gli esterni vanno bene, specie Krasic. Ma senza geometrie, senza invenzioni, senza fantasia, le ali risulteranno alla lunga prevedibili. Oltre ai problemi strutturali bisogna anche mettere in conto qualche errore di valutazione da parte del tecnico. Va bene che squadra che vince non si cambia, ma la Juve di ieri sembrava spompata e affaticata. Colpa delle troppe sedute tattiche? I cambi non sono parsi all’altezza sia nella partita di Udine, che in quella di ieri. Insistere su Motta dopo quattro prove negative potrebbe essere pericoloso. Meglio dargli un po’ di riposo. Si rischia di bruciare il giocatore e di non avere comunque la necessaria copertura e cattiveria in difesa. Con il rientro di De Ceglie forse sarebbe il caso di giocare anche la carta Legrottaglie. Domenica però c’è il Cagliari, squadra solida e ben messa in campo da Bisoli, che per adesso non sembra avere un attacco irresistibile. Ma la Juve, dopo il Palermo, potrebbe fare un altro regalo ai tifosi…avversari.