Roma, lunedì 10 febbraio 2014 – Un match. Due tempi. Due partite diverse. Potrebbe essere questa la sintesi perfetta di Verona-Juventus che ha visto i Campioni d’Italia pareggiare 2-2 e lasciare sul campo due punti importanti in chiave scudetto. Al termine dei 95’ minuti se sulla panchina veronese il tecnico Mandorlini esultava come avesse vinto, Conte lasciava scuro in volto il terreno di gioco. Non a torto peraltro. La sua Juventus ha incassato ancora una volta due reti da calcio da fermo per disattenzione. Una costante di questo Campionato. Inoltre il centrocampo bianconero ha mostrato visibili pecche proprio nei suoi due uomini migliori, Pogba e Vidal. Il primo ancora troppo lezioso e meno pratico, il secondo deconcentrato, molle sulle gambe e molto lontano dai sui standard abituali. C’è da dire che Mandorlini aveva curato per loro una gabbia che alla lunga è risultata efficace, con Iturbe e Hallfredsson pronti a pressarli non appena ricevevano palla tra le linee. Bloccare il loro flusso di gioco era importante più che ingabbiare Pirlo. Che difatti è stato lasciato libero di spaziare in lungo e in largo. Questo ha finito per innervosire il cileno e spegnere il francese. Paralizzati loro è venuta a mancare la benzina per l’attacco.
Eppure nonostante questo la Juventus aveva subito impostato la partita con la solita tattica: attaccare e pressare la squadra avversaria, per arrivare il prima possibile al vantaggio. Cosa puntualmente avvenuta. Tevez al 4’ su affondo di Asamoah, ancora una volta trai migliori in campo, riprendeva al volo una respinta del portiere Rafael, spingendo di tapin la palla in porta. Nemmeno il tempo di centrare e la Juventus riprendeva il suo atteggiamento offensivo, schiacciando l’Hellas Verona in difesa e trovando di nuovo il gol al 20’ ancora con Tevez, smarcato in area da un bel pallone di Pogba. L’argentino, in impercettibile fuorigioco, freddava Rafael mettendo apparentemente al sicuro il risultato sullo 0-2. La pressione bianconera però non si esauriva qui, perché la squadra di Conte con insistenza giocava nella metà campo dei padroni di casa, impendendo loro ogni ripartenza. Dalla mezzora iniziava però il calvario del centrocampo juventino, con Pogba sempre più lezioso e Vidal in calo psicofisico. Il doppio vantaggio iniziava ad aprire crepe nella solita tensione juventina e le disattenzioni si facevano sempre più grandi, tanto che su un erroraccio del cileno Conte gridava a Marchisio di scaldarsi.
Di matrice opposta il secondo tempo con il Verona aggressivo e in crescita e la Juventus incapace di opporre un’efficace resistenza al centrocampo gialloblu. La mediana bianconera sembrava tornata ad essere quella di inizio campionato, incapace di difendere e coprire e, in qualche caso, anche un po’ confusionaria. Al 52’ Toni su punizione dalla trequarti, anche lui in impercettibile fuorigioco, spingeva di testa la palla in rete. E come accaduto a Torino una settimana prima, l’ansia si faceva reale. La Juventus continuava ad avanzare il proprio baricentro, ma la foga fisica degli avversari riusciva a sovrastare quella degli uomini di Conte. I pericoli maggiori così li ha corsi Buffon, strepitoso ad intervenire ancora su Luca Toni (che sta vivendo una stagione di grazia), smanacciando via una palla insidiosa, nata sempre da calcio da fermo. Intorno al 65’ entra Osvaldo per Llorente, poco incisivo in zona gol ma attivo in fase di possesso palla. Dal neo acquisto arriva la palla più pericolosa di tutta la seconda frazione, con un affondo e tiro a incrociare che lambisce il palo. Sarebbe stato il ko. Invece gli ultimi minuti sono vissuti con ansia crescente dalla retroguardia bianconera e al 94’, sempre da calcio da fermo arriva il gol di testa di Gomez per il 2-2 definitivo.