Parigi 15 luglio 2013 – Il Museo Jeu de Paume di Parigi ha inaugurato lo scorso 28 maggio 2013 la prima grande mostra europea dedicata all’artista afro-americana Lorna Simpson. Un’installazione che espone tra le grandi pareti del museo francese trent’anni di lavori visibili al pubblico fino al 1 settembre 2013. “Cerco di costruire personaggi complessi che non si adattano ad un unico stereotipo-geografico fatto di identità sessuali o razziali, ma che coinvolgono tutti“, sottolinea la Simpson. Nata nel Queens, verso la metà degli anni ottanta decide di reinventare l’arte. Prende video, foto e serigrafie, le unisce, le scompone e poi le rielabora in modo da creare un’ unicum originale e di forte impatto estetico e artistico. Sono gli anni ottanta, l’arte inizia a muoversi verso sperimentazioni, giochi di stile e colore.
Lorna Simpson si fa sempre tre domande: “Che cosa significa quello che sono? Che cosa c’era prima di me? Che cosa ha segnato il mio corpo e la mia mente?“. Domande vertiginose che stimolano il suo immaginario. Le risposte trovano spazi nei suoi grandi temi artistici. La storia, la femminilità, la memoria, il nero, la mitologia americana e la schiavitù. Tutto questo è il suo lavoro. La sua voglia di esprimere. “Ho studiato e praticato il disegno, la fotografia e la scrittura, senza però mai sapere come effettuare una connessione tra loro. Come fare a trovare la composizione, il senso esatto tra narrazione e scomposizione.” Il suo amore per il disegno, la pittura e i romanzi l’hanno accompagnata sin dalla tenera età. Incoraggiata dai genitori, ha studiato alla Scuola Superiore di Arte e Design di New York per poi frequentare la Scuola di Arti Visive e scoprire la tecnica fotografica del reportage. “Questo particolare tipo di relazione con il mondo della fotografia e dei provini mi hanno messo davanti alla difficoltà di saper unire la narrazione con il senso estetico della composizione.” Continua a studiare fotografia all’Università di San Diego, lavora con artisti concettuali, performer e registi come Jean-Pierre Gorin o Mangolte Babette, figure pionieristiche del mondo della danza e del teatro nella New York degli anni settanta.
Ci sono voluti più dieci anni prima che Lorna Simpson decidesse di unire il metodo dei film narrativi al regno delle immagini fisse. “Amo gli spazi e le contraddizioni. Non voglio rispondere a tutte le domande che mi pongo“- spiega l’artista a Parigi, oggi 53 enne – “la gente pensa che è necessario mantenere una particolare status nella propria vita. Quello che faccio oggi è possibile solo grazie al lavoro che ho svolto ieri, così come il domani è radicato nel presente. Non riesco ad immaginarmi la vita in modo diverso“. Lorna Simpson è riuscita ha trovare il suo posto nell’elitario mondo dell’arte. Parigi e il 2013 sono ora l’occasione per aprirsi al grande e difficile pubblico del mondo europeo e un’occasione per noi europei per ammirare le sue opere dal vivo.